Le critiche sono uno degli aspetti più pericolosamente utili e allo stesso tempo dannosi che ci possa essere nella vita di un creativo. Quante volte ti è capitato di ricevere una critica che ti stroncasse le gambe? Quante volte ti è capitato di criticare qualcuno? Quante volte, infine, hai visto e parlato con persone, a volte umiliate, a volte determinate a migliorare, in seguito ad una critica?
Scommetto che ti è capitato tante, tantissime volte.
Le critiche
Nei giorni scorsi, all’interno del gruppo Facebook di Grafigata (ancora non sei iscritto? Vabbè, rimedia qui, dai!), ho scritto un breve post che ha generato molto coinvolgimento. In questo post ho parlato di quanto, per migliorarsi, bisogna evitare il più possibile di criticare gli altri e, invece, pensare principalmente a migliorare se stessi.
Aspetta, riscrivo anche qui quello che ho scritto:
Sapete perché non mi piace criticare i lavori di altri? Anche se oggettivamente brutti?
Perché non mi serve a crescere!
Non ho mai scritto (e mai lo farò) articoli del tipo “I peggiori errori della grafica”, “Designer che hanno sbagliato xyz”. Nonostante avrei preso valanghe di click, commenti e altro. Questo perché fare critiche non crea valore.
Gli unici lavori che voglio criticare aspramente sono i miei! Per migliorarmi, per continuare a procedere avanti! :)
Ecco.
Secondo me, la carriera di un creativo deve essere vista, dal creativo stesso, come un percorso di crescita non solo di competenze ma di crescita personale sotto ogni aspetto, a 360 gradi! Anche dal punto di vista delle relazioni interpersonali con altri creativi, con altri designer!
Ho deciso quindi di approfondire l’argomento in questo articolo scritto quasi di getto in questa uggiosa Domenica mattina.
Questo articolo tratta infatti di come dare ma anche di come ricevere delle critiche. E ovviamente ho deciso di concentrarmi sull’aspetto del dare e ricevere critiche, in particolare, all’interno dell’ambito creativo.
“Tu nella vita non combinerai mai un cazzo”

Voglio iniziare questo articolo con un aneddoto risalente a quanto ero un adolescente. Un adolescente piuttosto fancazzista a dirla tutta, a livello scolastico perlomeno. Non che fossi un pelandrone senza voglia di studiare, anzi, tutt’altro! Mi piaceva moltissimo studiare, ma mi piaceva moltissimo studiare solo quello che mi andava di studiare. E a volte quello che mi piaceva studiare, non aveva nulla a che fare con quello che avrei dovuto fare.
E in un Liceo Scientifico, con una mentalità come la mia in quegli anni, si fatica! Nonostante ciò sono riuscito sempre a prendere i miei voti discretamente buoni (di cui mi è sempre interessato poco) e a essere sempre promosso (che invece mi interessava molto).
Ci fu però un professore che, in un momento in cui andavo proprio male a scuola, un giorno, convinto al cento per cento di quello che stava per dire, mi disse: “Lorenzo, tu nella vita non combinerai mai un cazzo“.
BAM.
Una critica.
Una di quelle critiche che dopo sette/otto anni si ricordano ancora. Una di quelle critiche che in un primo momento ti fanno dire “Ah…” ma poi ti portano a pensare “ah si? E ora ti faccio vedere io!“. Una reazione che, forse, era l’obiettivo di quella critica: quello di scuotermi dal mio procrastinare, dal mio evitare le responsabilità.
Quella critica mi servì e mi serve tutt’ora come monito. Come continuo calcio in culo per migliorarmi.
Allo stesso tempo, però, io ho odiato tantissimo quel professore per quel che mi ha detto e per come me lo ha detto e non ci ho mai più voluto avere alcun minimo rapporto. E pure ora, forse, nonostante io abbia capito che mi sia stata utile come critica, se rivedessi per strada quel professore, probabilmente non gli rivolgerei parola chissà!
Va bene Lorenzo, bella storia, ma a me cosa mi frega? Cosa mi vuoi dimostrare con sta storiella?
Con questa breve storiella ti voglio far capire 2 cose:
- Le critiche fanno male a chi le riceve
- Le critiche fanno provare del risentimento verso chi le fa
Certo, si può migliorare dopo aver ricevuto una critica, ma questo dipende solamente da te, come vedremo tra un po’ di paragrafi, ma, nella maggior parte dei casi, le critiche non servono a un bel cavolo di niente.
Ecco perché le critiche non servono a niente
Uno dei migliori libri che abbia mai letto in vita mia, e che ti consiglio assolutamente di leggere, è il libro “Come trattare gli altri e farseli amici“, di Dale Carnegie. Uno dei libri più venduti e apprezzati nella storia della letteratura americana del ‘900.
Nonostante il titolo sembri un qualcosa che ti serve a “manipolare” le persone, non si tratta affatto di questo ma, in realtà, è un libro che raccoglie una serie di consigli utilissimi su come rapportarsi meglio con le persone che ti circondano.
La regola #1 che suggerisce Dale Carnegie per relazionarsi con gli altri è quella di “non criticare, non condannare, non recriminare”.
Siamo sempre convinti che dire sempre la nostra, magari in maniera critica, sia un nostro sacrosanto diritto. Ci raccontiamo la balla che lo facciamo per aiutare gli altri a migliorare.
Tutte belinate!
Sai a cosa serve criticare? Solo e solamente ad appagare il nostro ego a darci una parvenza di superiorità nei confronti degli altri. Ci nascondiamo dietro la storia delle critiche “costruttive”, ma la verità è che ci interessa soltanto far prevalere il nostro punto di vista.
Come sostiene lo stesso Carnegie nel suo libro:
La critica è inutile perché pone le persone sulla difensiva e le induce immediatamente a cercare una giustificazione. È inoltre pericolosa perché ferisce l’orgoglio di chi la riceve, la fa sentire impotente e suscita risentimento
E questo accade in ogni caso, anche se la critica è mossa dalle più nobili intenzioni.
Criticare è facile. Prova invece a metterti nei panni dell’altra persona: perché ha svolto quel lavoro in quel determinato modo? Quali sono i suoi trascorsi, le sue esperienze? Quali le sue ragioni?
Se alla fine arrivi alla conclusione che hai a che fare con un imbecile, beh, indovina chi è la persona che ci sta ancora perdendo del tempo dietro?
Come far migliorare qualcuno che sbaglia?
Nel suo libro, Dale Carnegie, dice che esistono alcuni modi per spingere a migliorare una persona senza doverla per forza criticare. Ho deciso di parlare dei due che reputo più importanti in questo articolo e di riadattarli all’ambito creativo, di quando si giudica un lavoro di qualche altro designer e si danno consigli:
- Invece di criticare un lavoro (e di conseguenza la persona che l’ha fatto), concentrati sugli aspetti positivi dello stesso! Ad esempio dicendo cose come “In questo aspetto X sei stato particolarmente bravo e accurato e se riesci ad applicare la stessa dedizione anche negli altri aspetti Y e Z, verrà un lavoro splendido!”. Molto meglio di cose come “sinceramente non mi piace per niente l’aspetto Y e ancora meno quello Z”, che dici? ;)
- Se possibile, evita di criticare in pubblico. Piuttosto, in pubblico, fai dei complimenti e, in modo privato, fai notare errori o cose migliorabili. Questo comportamento verrà apprezzato nel 90% dei casi! Ovviamente, anche qui, cerca sempre di seguire il punto precedente concentrandoti sugli aspetti positivi.
E se invece la critica l’hai ricevuta? Magari anche bella pesante come quella che ricevetti io dal mio professore, che si fa?
Come ricevere una critica
Ricevere una critica è brutto e può fare parecchio male, specialmente quando non si pensava di aver sbagliato o quando si pensava di aver fatto un buon lavoro (il che, comunque, non vuol dire che non sia così!).
Quando ricevi una critica hai alcune opzioni tra cui scegliere:
- Arrabbiarti. A mio avviso la peggior scelta possibile. Dimostri di essere esattamente come chi ti sta criticando: debole, insicuro, in cerca di dimostrare agli altri di aver ragione.
- Arrenderti. È ugualmente una pessima scelta. Perché una critica dovrebbe farti arrendere? Perché dovresti dare soddisfazione a chi ti vuol vedere fallire e diventare mediocre come lui? Quindi, ricordati, nei momenti di difficoltà non ti arrendere MAI!
- Accettare. Essere assertivo.
Essere assertivi (cioè decisi nelle proprie scelte) è la soluzione, la miglior risposta a qualsiasi critica. Come scrive Andrea Giuliodori, autore del blog Efficacemente.com, nel suo articolo sull’assertività, “essere assertivi significa anche dimostrare agli altri le proprie capacità, senza temerne il giudizio.”
E, uno degli aspetti fondamentali dell’essere assertivi, è il saper accettare una critica. Infatti, “le critiche possono rappresentare degli strumenti di crescita personale eccezionali, eppure pochi di noi riescono davvero ad accettarle. La nostra insicurezza ci costringe a vedere una critica come un attacco al nostro io e non come un’osservazione ad un nostro comportamento.”
Se non sei capace di accettare le critiche, quando un cliente non apprezzerà un tuo lavoro che cosa farai? Ti comporterai da bambino e ti arrabbierai oppure sarai assertivo, accetterai le critiche e migliorerai? ;)
“Come trattare gli altri e farseli amici” – Dale Carnegie
Prima di concludere, voglio ritornare di nuovo su questo libro. Dire che lo consiglio è davvero riduttivo. A mio avviso è un libro che dovrebbe essere fatto leggere a qualsiasi bambini a scuola, ma ancora di più dovrebbe essere fatto leggere a qualsiasi adulto!
E se ancora non sei convinto della validità di questo libro, vai a farti un giro tra le recensioni di Amazon.it :)
Se vuoi migliorare te stesso nel modo in cui ti relazioni con gli altri, se sei anche solo un po’ curioso di vedere che consigli può darti questo libro, io ti consiglio assolutamente di acquistarlo senza remore!
Conclusioni
Ok. Ho concluso questo articolo. Non ho parlato di grafica né di tecniche, software, colori o font. In questo articolo ho voluto parlarti però di qualcosa che riguarda le relazioni interpersonali, che per un designer sono di fondamentale importanza quanto la conoscenza delle tecniche o dei software!
Ricapitolando:
- Non criticare, non condannare e non recriminare.
- Se proprio devi dare consigli e opinioni concentrati sugli aspetti positivi e evita di criticare in pubblico.
- Se ricevi delle critiche non arrenderti e non arrabbiarti ma accettale e migliorati!
Per oggi ho concluso, fammi sapere la valanga di opinioni e di critiche (:D) che ti sono balzate in mente durante la lettura dell’articolo qui sotto, nel box dei commenti! :)
Alla prossima,
Lorenzo.
Sono d’accordo solo a metà con questo articolo. Per me esistono le critiche costruttive, quelle che ti fanno crescere. Mi è capitato molte volte di essere criticata, certe volte in maniera cortese altre un pò meno. Non posso dire che TUTTE le critiche siano state costruttive certo, ma alcune lo sono state e non mi hanno fatto provare risentimento. Altre mi hanno fatto male ma sono diventata più forte. Credo che sia un’ ottima capacità quella che ti fa distinguere tra una critica distruttiva e una costruttiva e sopratutta avere l’umiltà di capire che prima di diventare bravi in qualcosa si sbaglia mille volte e ci potrebbe essere qualcuno che ha già percorso quella strada prima di te e potrebbe avere le capacità per giudicare il tuo lavoro. Certo se poi uno trova davanti una persona distruttiva, a cui servi solo per gonfiare il suo Ego da persona mediocre…bisogna correre a gambe levate, ma non tutti sono così.
Ciao Cecilia!
Hai pienamente ragione :) Nella propria vita le critiche ci vogliono e, se si è abbastanza forti, le si usano a proprio vantaggio. Ma è sempre meglio pensarci una, due o dieci volte prima di farne una! E se si deve proprio farla meglio non essere mai “offensivi”, se possibile :)
Grazie del commento un abbraccio,
Lorenzo.
Quando un uomo indica un altro uomo, dentro la sua mano stringe altre tre dita… che indicano se stesso! ;)
Ottimo articolo e ottimo libro…
Ciao Paolo!
Bellissima frase! Credo di averla sentita da qualche parte, forse qualche canzone! :)
Un abbraccio
Sono d’accordo sul fare le critiche però nel modo giusto!
Le critiche vanne fatte, sennò che gusto c’è?
:-)
Ahah anche tu Angela hai ragione! :D
Grande!! Finalmente un’altra persona che reputa le “critiche costruttive” come mezzo per sentirsi in un livello superiore. Condivido su facebook e su twitter se non ti dispiace! :P
Grande Riccardo! Certo condividi pure, ci mancherebbe!
Anzi, mi fai un favore!:)
Articolo interessante, bravo Lorenzo e anche la postilla di Cecilia è molto condivisibile. Sono curiosa di leggere il libro. Anche perché nessuno ti insegna molto sui rapporti umani in generale se non la vita stessa!
Ciao Giuditta!
È proprio una delle premesse che dice l’autore. Scrisse questo libro dopo la crisi del ’29 quando molte persone furono costrette a reinventarsi nel mondo del lavoro, capendo che le relazioni umane ti aiutano molto da questo punto di vista! :)
Si però Lorenzo, io non ho capito una cosa… ‘ste critiche sono da farsi, non sono da farsi, servono o non servono ad una beata mazza… perché il nocciolo dell’articolo mi pare un po’ confuso (critica)
Scrivi: “non criticare, non condannare, non recriminare”
OK, ma sono concetti un tantino diversi (anzi molto diversi…)
Poi, tralasciando gli ovvi modi civili e basterebbe dire professionali – perché di rapporti professionali stiamo parlando – che do per scontati, la critica è assolutamente fondamentale per crescere… Va bene l’autocritica, anche aspra, ma è che per quanto si voglia essere autocritici, spesso alcune cose ci sfuggono proprio, forse perché ogni scaraffone è bello a mamma sua, ma anche perché è proprio l’occhio disincantato di una altro (meglio ancora se professionale) che ci svela ciò che non riuscivamo a cogliere.
Tutto il panegirico “carnegieniano”, ci può stare, però sinceramente mi pare un prenderla alla larga cisicché, come la critica può scadere nel gratuito disprezzo, nel caso del “In questo aspetto X sei stato particolarmente bravo e accurato e se riesci ad applicare la stessa dedizione anche negli altri aspetti Y e Z, verrà un lavoro splendido!” può diventare ipocrisia… meglio essere diretti (si perde anche meno tempo).
Sai cosa fa veramente la differenza tra una critica del cavolo, gratuita e inutile ed una che fa crescere (sempre che chi la riceve la sappia accogliere e mettere a frutto)? Il fatto che è ben circostanziata e basata su solidi argomenti, tecnici e professionali (ma potremmo anche esulare da questo ristretto campo).
E’ la critica che mette in chiara evidenza gli errori di approccio, di esecuzione, di valutazione, ecc., e che il più delle volte prospetta la possibile soluzione o almeno un ipotesi di soluzione alternativa.
Quindi sono il “mi piace”, “non mi piace”, “fa schifo” (pure peggio) o simili, che non servono alla beata mazza di cui sopra.
Sai quali sono i lavori che mi prendo la briga o mi permetto di criticare? Solo quelli che ritengo molto validi… perché quelli che sono una vera ciofeca… beh c’è poco da criticare, o si rifanno di sana pianta o si tengono come sono… perché non si cava sangue dalle rape.
Il valore di questo atteggiamento positivo nella critica è dimostrato dal fatto che tutti, quando cerchiamo un “parere” un “critica” che ci conforti in positivo o almeno ci faccia migliorare, da chi la cerchiamo? Da qualcuno che stimiamo e generalmente riteniamo professionalmente almeno alla pari nostra, se non decisamente più esperto o preparato (o no?).
Io così la penso …poi criticatemi pure (ah ah ah)
Ciao Lorenzo.
Ciao Mario!
Innanzitutto grazie per questo commento approfondito e pieno zeppo di spunti interessanti!
Su tutta la parte relativa alle critiche alle livello professionale (specialmente se portano con se una potenziale soluzione del problema) sono d’accordo. Purché si rimanga sempre nel rispetto, nel limite della professionalità e non nello sfoggio di “superiorità”.
Riguardo la possibile confusione dell’articolo mi scuso se è passato un messaggio ambiguo. Ho cercato di affrontare le conseguenze della critica sia nei confronti di chi la fa che nei confronti di chi la riceve. Infatti, spesso, chi fa una critica, in un modo o nell’altro, pur a volte aiutando l’altra persona, ne paga le conseguenze negative.
Allo stesso modo ho voluto affrontare l’aspetto di chi la critica la riceve: deve reagire, imparare e migliorare.
Forse sono stato poco chiaro nell’impostazione dell’articolo, mi scuso!
Ancora grazie davvero per questo confronto civile, dettagliato e professionale!
Un abbraccio,
Lorenzo.
Grazie a te… sono iscritto alla tua newsletter che trovo abbastanza interessante.
Quando vuoi passa a trovarmi qui: https://ceuntempoperognicosa.wordpress.com/
(Scusa il cambio di account, ma ogni tanto faccio confusione di user…)