Vuoi conoscere il modo per sprigionare la tua creatività in un progetto? Che ti permette addirittura di farlo divertendoti?
In questo post ti voglio mostrare come puoi migliorare la produttività del tuo processo creativo in un modo che non ti aspetti. Ma non ti voglio anticipare nulla!
Allora, pronto alla lettura? Iniziamo.
Partiamo con la definizione delle parole chiave. Il processo creativo è molto difficile da definire, deriva infatti dalla parola creatività, sulla cui definizione gli psicologi litigano tra loro da anni, forse anche da secoli.
Ma in modo sintetico, si può dire che il processo creativo è tutta quella serie di step attraverso i quali un’idea creativa viene portata a compimento utilizzando l’esperienza, il cervello e gli strumenti a nostra disposizione.
Bruno Munari, nel famosissimo libro “Da cosa nasce cosa” (assolutamente da leggere), definisce il processo creativo come il percorso che, attraverso numerosi step, va da la definizione di un problema alla soluzione dello stesso.
Ma comunque questo articolo non vuole essere un trattato psicologico sul processo creativo ma semplicemente dare dei suggerimenti pratici per farlo funzionare meglio. Su un argomento principale è incentrato questo articolo: l’importanza del gioco nel processo creativo.
Maaa, Lorenzo… Ci sei? Mi stai parlando di processo creativo, di design, insomma di lavoro, e mi tiri fuori il gioco? Cos’è, devo mettermi a giocare invece che lavorare?
Dammi un attimo di tempo e, leggendo l’articolo, capirai quello di cui sto parlando. Cominciamo.
Da dove nasce questo articolo
Pochi giorni prima di iniziare a scrivere questo post ho visto un’interessante conferenza TED di Tim Brown, CEO e presidente della IDEO intitolata “Tales of creativity and play“.
Troppa carne al fuoco? Allora, procediamo con ordine, le conferenze TED sono delle conferenze, organizzate da circa 30 anni da questa organizzazione no-profit (TED, appunto), di media-breve durata, dai 5 ai 30 minuti solitamente e basate sulla diffusione della conoscenza in tutto il mondo. Potete iniziare a vederle gratuitamente sul loro sito (molte sono anche con i sottotitoli italiani).
Tim Brown è invece il presidente della IDEO, una delle più grandi agenzie di design e comunicazione al mondo, ed è anche un bravo oratore nelle conferenze, specialmente nell’ambito del pensiero creativo e dell’innovazione tramite il design.
Tutto questo preambolo per dire che, questo articolo, trae spunto, da questa conferenza, a partire dalla quale ho sviluppato il ragionamento che sta dietro a quello che vi sto per dire. Potete guardarla cliccando qui.
La paura del giudizio degli altri
Una delle cose che frena più di ogni altra la nostra creatività è la paura del giudizio degli altri. Questa paura fa si che il nostro processo creativo diventi qualcosa di macchinoso e di complicato da concludere.
Per dimostrare questa tesi, Tim Brown, nella sua conferenza, ha chiesto a tutti gli spettatori presenti ad essa di disegnare il proprio vicino, avendo solo un minuto di tempo. Una volta scaduto questo minuto le reazioni sono state molto prevedibili: risate, scambi di opinioni imbarazzate e, soprattutto, scuse.
La gente si è scusata per la qualità del proprio disegno con il soggetto dello stesso. Perché? Perché aveva paura del suo giudizio, pur essendo totali sconosciuti nella maggior parte dei casi.
Ora, il punto del discorso qual è? È che se si vuole fare un processo creativo efficace non ci si deve trovare in queste situazioni di imbarazzo in cui si ha paura di dire la propria opinione o di far vedere agli altri le proprie idee per la paura che vengano considerate brutte o stupide.
E allora come si fa ad evitare ciò? Ecco la parola chiave: il gioco.
Ritorniamo un po’ bambini
Il gioco nella fase di apprendimento da bambini è importante per ognuno di noi. Attraverso il gioco un bambino prende coscienza di forma, colore e consistenza di un oggetto e riesce a crearsi delle mappe mentali. Il gioco è quindi sperimentazione.
La sperimentazione attraverso il gioco è qualcosa che deve essere essenziale anche per la fase del processo creativo.
Spesso, quando si fanno i briefing lavorando in gruppo (che non è affatto semplice), viene richiesto di pensare in modo diverso, il famoso “Think outside the box“. Si deve capire, però, che il pensare oltre ai propri limiti è qualcosa che quando eravamo bambini riuscivamo a fare benissimo.
Un gruppo che lavora a un processo creativo avrà quindi bisogno di componenti che siano capaci, sostanzialmente, di ritornare un po’ bambini, di giocare, di sperimentare, di mettersi in gioco. Senza paura del giudizio degli altri, senza paura di non essere capiti.
Si, ok, Lorenzo, quindi domani quando andrò al lavoro mi porto dietro i Lego e cazzeggio tutto il giorno?
Assolutamente no!
Un gioco è bello quando dura… il giusto
Il fatto che il gioco sia un elemento importante del processo creativo non implica il fatto che tutto il resto sparisca e che rimanga solo il gioco e quindi il cazzeggio.
Si dice che un gioco è bello quando dura poco. Secondo me è bello quando dura il giusto, il giusto per permettere di capire quello di cui si ha bisogno.
Un gioco, inteso come sperimentazione, per essere produttivo, ha bisogno di regole chiare, decise prima e ben definite prima di iniziare. Sennò diventa una mera perdita di tempo. Attraverso la fase di gioco nel processo creativo bisogna creare, e per creare ci vogliono delle regole condivise.
Tra le regole ci deve essere la scelta di un limite di tempo. Esistono infatti dei momenti in cui giocare e dei momenti in cui non farlo ed essere seri, discutendo dei problemi e cercando soluzioni attraverso analisi, ricerche e progetti.
Esempi?
Moltissime grandi aziende leader nel loro settore hanno capito l’importanza della creazione di un ambiente stimolante, anche attraverso la sperimentazione e il logo, per essere più produttive.
Di esempi illuminanti ce ne sono un sacco. L’esempio più famoso è quello dei quasi leggendari uffici Google, ma anche quelli di Facebook, dotati di zone relax con amache e pouf giganti, di distributori di cibo gratuiti, di zone di gioco. Insomma, tutto il possibile per mettere a proprio agio i dipendenti stimolando così la loro creatività.
E questo esempio lo stanno seguendo sempre più aziende sparse nel mondo, specialmente quelle legate al mondo di internet e della comunicazione, che fanno della creatività uno degli elementi più importanti all’interno di una figura professionale.
Conclusioni
Ok, una volta letto questo articolo ti ho fatto cambiare idea rispetto all’inizio sull’importanza del gioco all’interno del processo creativo? Spero proprio di esserci riuscito, anche perché è utile per se stessi e per il proprio lavoro capire che la creatività, senza la fase del gioco e della sperimentazione, è limitata.
Lo stesso processo creativo del Design thinking, di cui parlo approfonditamente qui, pone alla base della sua struttura la sperimentazione, il provare nuove soluzioni, il testare nuove idee.
Ovviamente non dovete pensare di diventare persone infantili ma non dovete nemmeno prendervi troppo sul serio, si può essere adulti conservando la propria parte di bambino, no?
E tu? Come affronti il processo creativo? Come interagisci con gli altri membri del gruppo mentre cercate nuovi spunti per un determinato progetto? Raccontamelo nei commenti che sono curioso! Rispondo sempre :)
Alla prossima, Lorenzo.
Immagini prese da Google Immagini, l’articolo contiene un link sponsorizzato.