Voglio iniziare questo articolo su come preparare un file alla stampa raccontandoti una storia. Una storia che vede un giovane ed inesperto graphic designer alle prese con la stampa di un volantino, che parla al telefono con un tipografo.
Il giovane graphic designer aveva mandato il pdf del volantino via mail lasciando il proprio numero di telefono nel caso di bisogno. Dopo poco tempo, il giovane graphic designer, che chiameremo Lorenzo, viene contattato dal tipografo che gli comunica che il profilo colore era sbagliato e andava convertito in CMYK, che, essendo una stampa al vivo c’era bisogno di avere l’abbondanza e che, inoltre, c’era pure qualche problemuccio coi font.
Al ché, il giovane graphic designer, si ritrovò a dover rifare completamente (o quasi) il progetto per riuscire a seguire i consigli e le linee guida del pazientissimo tipografo.
Questa storia che, come avrai capito è una cosa che mi è successa personalmente, è probabilmente accaduta a decine e decine di graphic designer nel momento in cui si sono approcciati per la prima volta al mondo della stampa, uscendo quindi dalla zona di comfort della progettazione digitale a cui ormai siamo tutti abituati.
In questo articolo voglio proprio far si che tu possa imparare dai miei errori ed evitare scene come quella che ti ho raccontato. Ho quindi raccolto una serie di consigli e di aspetti da tenere a mente per quando si progetta un file per la stampa.
Se vuoi quindi capire meglio come preparare un file alla stampa sei nel posto giusto.
Ok, pronto? Allora partiamo!
Come preparare un file alla stampa
Ok prima di andare a dirti alcune cose importanti e da tenere sempre a mente sulla preparazione di un file alla stampa, voglio dirti quella che secondo me deve essere la regola “aurea” per un designer che deve stampare: parla con il tipografo, parla con chi si occuperà della stampa del tuo file!
Questo è importante innanzitutto perché saprà darti indicazioni utili su come lui vuole il tuo file (certi formati o certi tipi di stampe richiedono attenzioni differenti e un tipografo/stampatore le conosce).
Queste indicazioni ti saranno utili per fare le dovute correzioni prima di fare il paciugo, cioè il pasticcio, (e lo dico in genovese per sottolineare la cosa!) e inoltre ti saranno utili per risparmiare tempo nei futuri lavori.
Se, invece, ti rivolgi a servizi di stampa online il confronto sarà molto più difficile e meno personale ma sarà spesso sostituito da template e guide da seguire per rispettare le necessità di stampa.
In ogni caso, andiamo subito a vedere le cose da tenere a mente quando si prepara un file per il processo di stampa!
Innanzitutto: i colori!
I colori sono la prima cosa a cui devi prestare attenzione quando stampi un tuo design. Devi sempre preoccuparti che il colore da te scelto sia stampato con la resa di cui hai bisogno e che ne venga fuori la sfumatura giusta per evitare errori importanti.
Ad esempio, pensate se si sbagliasse a cambiare il colore di stampa, non so, di una serie di confezioni di pasta Barilla? Invece del blu con cui tutti riconoscono immediatamente l’area della pasta al supermercato, un blu un po’ più chiaro. Sarebbe un disastro a livello marketing, no?
CMYK vs RGB
Primissima cosa. Devi progettare qualcosa che dovrà essere stampato? Progettalo usando dei profili colore CMYK, la cosiddetta quadricromia, ovvero i colori che vengono usati in stampa.
Questo perché non tutti i colori RGB hanno una diretta corrispondenza con quelli CMYK e rischi di fare il paciugo di cui ti parlavo prima trovandoti davanti dei colori completamente diversi da quelli su cui avevi costruito la tua grafica.
Approfondimento: profili colore, caratterizzazioni e tipi di carta
A meno che un progetto non richieda specifiche diverse, è sempre bene lavorare su profili colore derivati dalla caratterizzazione Fogra39, come ad esempio il profilo colore già preimpostato su Adobe, Coated Fogra39, basato sulla norma ISO 12647-2 del 2004 per la carta patinata lucida, senza legno (Gloss-coated, wood-free – carta di tipo 1) e per la carta patinata opaca (Matte-coated, wood-free – carta di tipo 2).
Si usano profili di colore diversi quando si ha da lavorare su tipologie di carta diversa. Ti scrivo un breve riassunto dei profili colore con relative caratterizzazioni e tipologia di carta.
- La carta tipo 1 è la patinata lucida, senza legno (Gloss-coated, wood-free). Ha come caratterizzazione Fogra39, che segue la norma ISO 12647-2:2007. Ha come profilo colore ECI (European Color Initiative): ISO Coated v2 (ECI), mentre sui programmi di Adobe corrisponde al profilo colore Coated FOGRA 39 (ISO 12647-2:2004).
- La carta tipo 2 è la patinata opaca, senza legno (Matte-coated, wood-free). (stessa caratterizzazione e profilo colore della carta di tipo 1).
- La carta di tipo 3 è patinata lucida leggera in bobina (Gloss-coated, web). Ha come caratterizzazione Fogra28, che segue la norma ISO 12647-2:2004. Ha come profilo colore ECI (European Color Initiative): ISO Web Coated, mentre sui programmi di Adobe corrisponde al profilo colore Web Coated FOGRA 28 (ISO 12647-2:2004).
- La carta di tipo 4 è non patinata bianca (Uncoated, white). Ha come caratterizzazione Fogra29, che segue la norma ISO 12647-2:2004. Ha come profilo colore ECI (European Color Initiative): ISO Uncoated, mentre sui programmi di Adobe corrisponde al profilo colore Uncoated FOGRA 29 (ISO 12647-2:2004).
- La carta di tipo 5 è non patinata avoriata (Uncoated slightly yellowish). Ha come caratterizzazione Fogra30, che segue la norma ISO 12647-2:2004. Ha come profilo colore ECI (European Color Initiative): ISO Uncoated Yellowish.
Nero o nero nero? (o nero nero nero nero… ehm)
Esistono moltissime sfumature di grigio nero ma, quando si stampa, si tende a definire il nero “classico” come quello dato dalla composizione CMYK 0;0;0;100, ovvero con il 100% di inchiostro nero e basta. Esistono però delle sfumature di nero diverse che, quando stampate, garantiscono un nero più ricco.
Il nero ricco (Rich Black), infatti, viene costruito semplicemente aggiungendo delle percentuali di inchiostro dei vari colori per dare, appunto, più ricchezza al nero, renderlo più brillante e meno “spento”.
Ti sarà sicuramente capitato in passato di vedere delle stampe con delle forme piene con un nero un po’ spento e non brillante. Ecco, quasi sicuramente si trattava di un nero non ricco.
Una delle composizioni più classiche di nero ricco è quella C=40, M=40, Y=40, K=100 ma ne esistono molte varianti come il Cool Black (70,30,40,100), il Warm Black (35,60,60,100) o il Rich Black Fogra39 (91,79,62,97).
Ovviamente (se no che gusto c’è?) ogni macchinario o tipologia di stampa e di carta ha delle caratteristiche peculiari che rendono importante il confronto col tipografo per sapere che tipo di nero è meglio utilizzare a seconda del progetto o della carta utilizzata (ad esempio la carta usata per i quotidiani non regge quantità eccessive di inchiostro).
Infatti, se per testi, tracce od elementi lineari il nero classico va sempre bene senza alcun problema, quando si parla di utilizzare il nero come riempimento il discorso cambia e diventa molto importante usare un nero ricco.
Ricapitolando:
- Testi, tracce e linee: nero K=100
- Forme piene: nero ricco, dove il 40,40,40,100 va bene quasi sempre ma, se hai dei dubbi o se stai lavorando su un tipo particolare di stampa, cerca di chiarire la cosa col tipografo!
Cerca di fare delle prove di stampa per testare il colore
Quando hai a che fare con progetti di grande importanza, magari per clienti esigenti o per cui c’è bisogno della più alta qualità possibile, è bene che tu faccia delle stampe di prova per verificare che le rese dei colori siano quelle volute.
Questo è molto difficile se hai a che fare con stamperie online ma è sicuramente facile da fare di persona con tipografie e stamperie con cui magari hai già avuto relazioni lavorative (quella importante comunicazione designer/stampatore di cui ti ho parlato!).
Spesso fare una verifica dei colori ti permette di accorgerti di errori che non avevi considerato ed evitare di compromettere l’intero lavoro.
Box/crocini/bleed
In un file destinato alla stampa esistono diversi tipi di box, di contenitori degli elementi grafici. Delle linee entro le quali progettare il proprio manifesto, volantino, bigliettino da visita o quant’altro.
In particolare esistono:
- Il Media Box, che definisce le dimensioni del supporto su cui si stamperà (a un graphic designer, però, non interessa);
- Il Bleed Box, ovvero il limite entro cui inserire gli elementi grafici e in cui far arrivare quelli che dovranno essere “a sangue” (o al vivo, come mi hanno fatto notare si dice più spesso), come vedremo tra un attimo. È la linea lungo la quale viene tagliato il foglio in fase di produzione;
- Il Trim Box è invece dato dalla linea che definisce la pagina dopo il taglio finale e solitamente viene definito dai cosiddetti crocini di taglio;
- L’Art Box è lo spazio entro cui vengono inseriti gli elementi grafici interni che non dovranno essere a sangue (o al vivo, di nuovo), solitamente è bene lasciare qualche millimetro (5 millimetri solitamente) tra l’Art Box e il Trim box, per evitare possibili problemi in fase di produzione.
Quando si prepara un file per la stampa bisogna sempre considerare il fatto che il foglio su cui si stamperà verrà tagliato lungo il bleed e anche lungo il trim per garantire che eventuali colori o elementi grafici arrivino fino al bordo del foglio e cioè che siano al vivo.
Allargare gli elementi grafici verso il bleed
Questo aspetto è probabilmente uno dei più importanti ed è una di quelle cose che nessuno mi ha mai insegnato, ho dovuto impararlo sul campo attraverso gli errori.
Per evitare che le tue stampe abbiano dello spazio bianco non voluto attorno, un effetto che dà l’idea di un qualcosa stampato in casa con la stampante da 25 euro presa coi punti del benzinaio, ricorda sempre, sempre, sempre di portare tutti gli elementi grafici che sono pensati per essere “a sangue” oltre la linea di trim e fino alla linea di bleed.
Si, ok Lorenzo, ma come si fa a sapere dove posizionare la linea di bleed quando si progetta un file?
La quantità di spazio tra trim e bleed non è un fattore standard ma dipende dal tipo di stampa e dal formato.
Generalmente 3 millimetri bastano per i lavori fino a dimensioni A4 (quindi volantini, biglietti da visita, brochure), mentre oltre si va verso i 5 millimetri o anche di più. Per lavori di stampa di grandi dimensioni (ad esempio vetrofanie) di cui non si è sicuri al cento per cento delle misure al millimetro è bene lasciare anche qualche centimetro.
Font
Oltre alla gestione dei colori e del formato della carta, quando si stampa bisogna stare attenti nel gestire nel modo corretto anche font e immagini. Prima di tutto ragioniamo sui font.
La cosa più importante nella gestione dei font è che sapere quando e se convertire i testi in tracciati. Ci tengo a far chiarezza su questo aspetto perché è spesso un punto su cui si trova molta discordanza (sia offline che online).
Allora, generalmente non bisogna MAI convertire i font in tracciati.
Le uniche eccezioni sono per quando si parla di logotipi (loghi composti da una scritta), da font utilizzati in modo artistico, ad esempio in una composizione grafica o da titoli in grande dimensione che devono mantenere assolutamente determinate caratteristiche senza la possibilità di essere modificati. Stop.
Tutti gli altri testi, specialmente testi lunghi, non vanno assolutamente tracciati. Un tempo si usava farlo perché molte macchine, strumenti e software non leggevano alcuni formati di file dei font oppure non li riconoscevano. Convertirli in tracciato era un espediente per evitare problemi di compatibilità.
Ormai è rarissimo riscontrare problemi di questo tipo e non c’è alcuna necessità di convertire i font in tracciato.
Anzi, è una modifica dannosa, per questi motivi:
- Il testo non è più modificabile una volta trasformato in tracciato.
- Il file con tracciati è molto più pesante e, oltretutto, bisogna sempre tenerne un’altra copia con i font non tracciati nel caso ci fosse bisogno di modifiche (e 9 volte su 10 è così).
- A volte i font trasformati in tracciati perdono di leggibilità su determinati lettori di pdf su schermo.
Quindi non farlo! :)
Immagini
Un altro aspetto importante è quello delle immagini che inserirai nel file di stampa.
Innanzitutto queste immagini dovranno essere di alta risoluzione. E cioè, no, non c’entrano i famosi 300 dpi di risoluzione che spesso vengono citati a sproposito. Per immagine di alta qualità intendo un’immagine grande (in termini di pixel o millimetri) e con un’alta qualità (in pratica: niente roba sgranata).
Se non sai da dove prendere le immagini, evita di scaricarle da Google immagini perché, prima di tutto, sono tutelate da copyright (la maggior parte), e seconda cosa sono quasi sempre di risoluzione non adeguata alle necessità di stampa. Utilizza piuttosto siti di foto stock, che siano gratuiti come Pexels o a pagamento come Fotolia o Shutterstock!
Un altro aspetto da controllare quando si prepara un file per la stampa quando si andrà ad esportare il PDF per la stampa è quello che le immagini utilizzate devono essere in CMYK invece che in RGB. Il discorso è sempre quello, bisogna evitare che, una volta stampato il progetto, si ottengano risultati cromatici differenti da quelli desiderati!
Quindi, se vuoi che le tue immagini abbiano il colore che ti aspetti, convertile in CMYK!
Ci sono molte problematiche possibili quando si converte un file di immagine da RGB a CMYK, una su tutte è quando si ha a che fare con colori RGB che nella quadricromia sono fuori gamut. Cioè quando un colore presente nella scala di colori RGB non ha corrispondenze in CMYK e quindi non può essere riprodotta.
Uno dei prossimi articoli coprirà sicuramente questo particolare aspetto, con le dovute spiegazioni e un po’ di soluzioni. Al momento ti basti sapere che bisogna stare attenti in questo passaggio di conversione, avendo l’accortezza di salvare sempre una copia dell’immagine originale e di lavorare su eventuali ritocchi e modifiche prima della conversione (cercando ad esempio di ridurne gli effetti negativi.
Faccio una correzione. Non bisogna per forza convertire le immagini da RGB in CMYK, mentre si sta ancora lavorando, ad esempio, ad un file di InDesign. L’importante è che in fase di esportazione del PDF, quel PDF, lo si esporti in quadricromia e Adobe penserà a convertire tutte le immagini all’interno del file.
Non esisterà alcuna differenza nel convertire l’immagine prima o dopo l’esportazione del PDF.
Finito? Ricontrolla tutto!
OK, questi sono gli aspetti principali da tenere sempre sotto controllo quando si lavora a un progetto destinato alla stampa. Ricorda che sono tutti aspetti molto importanti e che è sempre bene controllare il più possibile.
- Hai utilizzato solamente colori CMYK rispettando i profili di colore giusti per il tipo di carta su cui andrai a stampare?
- Hai utilizzato i giusti neri? Il nero 100k per testi e tracciati e il nero ricco per riempimenti e forme piene?
- Hai progettato il tuo file tenendo conto dei vari box?
- Hai portato gli elementi “a sangue” (al vivo) del tuo progetto fino alla linea di bleed?
- Hai lasciato i font “vivi” senza convertirli in tracciato?
- Hai utilizzato soltanto immagini ad alta risoluzione e in CMYK?
- Hai chiesto al tuo tipografo conferme per i punti salienti che ti lasciavano qualche dubbio su come procedere?
Ok, allora sei pronto a stampare! ;)
Libri e altri articoli
Questo articolo fa parte di una serie di 3, dedicati alla preparazione di un file per la stampa, ecco gli altri due:
Se vuoi approfondire l’argomento (e c’è davvero moltissimo da approfondire) su quel che riguarda colori e stampa, il mio consiglio è quello di andarti a leggere qualche libro a riguardo. Tra i tanti io consiglio assolutamente questi:
- Graphic design. Principi di progettazione e applicazioni per la stampa, l’animazione e il Web di David Dabner e Sandra Stewart, un libro che, oltre a parlare della progettazione grafica per la stampa tratta, come dice il titolo anche di altri importantissimi aspetti del graphic design. Adatto SOLO ai principianti.
- Digital printing Start Up Guide di Harald Johnson, davvero una bomba! Completo, utile e professionale. Unica pecca: è solo in inglese!
- L’arte del colore. Guida pratica all’uso dei colori di Betty Edwards lo consiglio invece se sei interessato ad approfondire lo studio dei colori, degli utilizzi e delle applicazioni pratiche.
Ecco qui, invece, alcuni articoli che mi sono in parte serviti come fonti o come strumento di verifica delle informazioni nello scrivere questo articolo
- A guide to preparing files for print – DesignInstruct.com
- Nozioni base di prestampa – Mauro Boscarol
- Wikipedia inglese: Rich Black e parecchie altre.
Conclusioni
Hai qualcos’altro da aggiungere a questo articolo? Qualche dubbio? Qualche consiglio su come preparare un file alla stampa? Fammelo sapere qui sotto, nel box dei commenti! :)
Alla prossima,
Lorenzo.
Non so se è stata una mia svista ma non hai specificato bene il formato delle immagini (per volantini, riviste, ecc): non si stampa in jpeg nè in tif ma in EPS con determinate specifiche. È un formato pulito che mantiene bene la quadricromia e non riporta difetti nella stampa. Ovviamente per la grafica vettoriale non serve salvare in EPS, parlo solo di raster.
Bye!
Ciao Giulia!
Rispondo qui a entrambi i commenti. Hai assolutamente ragione a specificare questi aspetti! :)
Davo per scontata l’esportazione in PDF mentre ho tralasciato volutamente tutto l’aspetto degli eps e di come esportare per bene un pdf perché spero di riuscirci a scrivere un articolo prossimamente :) (non volevo mettere troppa carne al fuoco in un solo articolo)
Grazie mille per il tuo intervento! :)
Un abbraccio,
Lorenzo
Ma figurati :) ho visto che hai dato alcuni dettagli tecnici pensavo fosse una svista ma se farai un articolo a parte ben venga.
A disposizione
G
Dimenticavo… anche il salvataggio del pdf è importantissimo con tutti i particolari da selezionare per salvare un file perfetto ;)
Ottimo articolo! Grazie specialmente per la parte in cui parli delle varie carte e delle caratterizzazioni. Non lo fa mai nessuno…
Ciao Paolo! Grazie davvero! :)
Grazie, l’articolo come sempre capita a puntino, dato che sto preparando diversi file da stampare in questi giorni!
Non sapevo della differenza tra i divers tipi di nero, ma ora che ci penso esiste anche per chi come me dipinge: a scuola mi sconsigliavano di usare le tempere o i colori acrilici direttamente dal tubetto nero, ma di crearmi il nero mescolandolo ad altri colori. E in effetti viene fuori più ricco e brillante!
La questione dei profili colore è sempre stata spinosa per me, quindi sono contenta di essermi chiarita un poì le idee.
Una domanda legata al commento di Giulia: i formati di stampa? Nel dubbio il pdf va sempre bene oppure c’è qualche eccezione?
Ciao Giulia!
Esatto, si parla sempre di inchiostri e il principio è proprio quello che hai descritto in modo perfetto! :)
Per quanto riguarda i formati di stampa, il pdf va bene nel 90 per cento dei casi direi. A volte può servire anche fornire il pacchetto di InDesign allo stampatore così che possa provvedere ad alcune correzioni in fase di prestampa (un professionista lo fa di solito). Ma il pdf va quasi sempre bene :)
Articolo molto utile per me che sono uno studente di Graphic Design e comincio ad avere i primi problemi riguardanti la stampa. Grazie Lorenzo per queste informazioni!
Resto in attesa anche io di un articolo riguardante l’esportazione vera e propria in PDF, mi sarebbe davvero d’aiuto per i prossimi esami!
Arriverà di sicuro! :) Non prometto date che si sa che a scrivere sono un po’ lento ma arriverà :)
Grazie davvero, un abbraccio!
Ciao Lorenzo! Grazie per l’articolo, veramente molto interessante!
Però uno dei dubbi che ho sempre avuto è questo: se dobbiamo preparare un lavoro grafico A4, quando apriamo un nuovo documento facciamo il Media Box più grande aggiungendo l’abbondanza, oppure presentiamo il lavoro grafico direttamente in A4 e sarà il tipografo a portare modifiche per la stampa? (io ho sempre fatto l’ultimo, ma vado da anni dallo stesso tipografo, ergo vorrei sapere il modo più corretto e professionale per evitare problemi futuri!)
Grazie ancora :D
Ciao Azzurra!
Il media box è qualcosa di cui noi grafici non dovremmo mai occuparci, giustamente si dovrebbe mandare il proprio file in pdf, ad esempio in formato a4, e con i margini di abbondanza già inclusi. Se con il tuo tipografo ti sei sempre trovata bene allora procedi in quella direzione, nel caso dovessi lavorare con altri stampatori allora chiedi a loro di dirti quali sono le loro preferenze! :)
Un abbraccio,
L.
Ma se includo l’abbondanza, il formato non è più A4, diventa più piccolo? per esempio, mettiamo che devo fare un volantino A4, con margine bianco di 5mm. Apro il mio formato psp A4, dovrò tener conto dei 5mm di abbondanza + i 5 mm del margine? Oppure c’è il rischio che in stampa risulterà un volantino con 10mm di margine? Se invece tiene conto dell’abbondanza, il file stampato non sarà più piccolo di un A4?
No, col margine d’abbondanza diventa più grande! Ma è proprio per questo che bisogna parlare e chiedere conferma allo stampatore. Ci sono alcuni stampatori che non vogliono margini d’abbondanza altri che ti diranno sempre 3 millimetri. In ogni caso bisogna chiedere, è sempre meglio farlo!
Nozioni di cui ero già a conoscenza, come ogni buon grafico (spero :P ) ma rinfrescare la memoria non fa mai male! Bravo Lorenzo, articolo molto chiaro!
Ciao Giusi!
Sono contento che ti sia comunque interessato dare una letta anche se conoscevi già l’argomento! :)
Dovrò provare a stupirti nei prossimi articoli, allora! :D
Buongiorno, ottimo articolo, solo che io che di stampa sono del tutto asciutta ho una domanda (probabilmente stupida): se devo stampare un cartoncino 10×15 con elementi grafici “a sangue” il mio bleed box dovrà coincidere con le dimensioni del cartoncino quindi 10×15 giusto? Immagino che la risposta sia sì ma vorrei esserne sicura ^-^”
Ciao Elena!
No, 10×15 saranno le dimensioni del Trim Box! :) Quelle del bleed box saranno date dall’aggiunta del margine d’abbondanza! :)
Grazie mille per queste preziose informazioni!
In effetti mi è capitato ancora di avere problemi, soprattutto con la stampa al vivo oppure con l’intensità del nero!
I tuoi articoli sono sempre ottimi!
Io per adesso stampo allo studio di mio padre (che fa l’agronomo, non c’entra nulla) e ho sempre sempre problemi. Finalmente un articolo chiaro in cui si capisce qualcosa!
Ciao Lorenzo, grazie per i preziosissimi consigli, mi piacerebbe chiarire un dubbio ricorrente :)
Consigli di non convertire il testo in tracciati, ma se io invio il mio pdf in stampa e il pc che gestirà la stampa non ha il font che io ho utilizzato, il font viene stampato correttamente?
grazie :)
Ciao Alessandro!
Bisogna includerlo nel pdf! :) Oppure mandare il file di InDesign in formato pacchetto allo stampatore se proprio avrà dei problemi. Ma ormai i pdf fanno tutto! ;)
ok grazie :)
Luca, grazie mille per i tuoi articoli. Sono una risorsa utile, tecnici ma ben comprensibili, scritti e illustrati bene.
Ciao Lorenzo,
sei diventato uno dei miei punti di riferimento. Spero mi risponda però, perché
in altri non l’hai fatto :D
Io ho impostato la PAGINA AL VIVO (bleed box cosi si dice?) a 5mm di distanza. Ora
come vedi nell’immagine il logo (quello sfocato) dovrebbe essere nella trim box, giusto?
In questo caso quando salvo in file in formato pdf e vado sulla voce “indicatori pagine al vivo”, devo cliccare nella voce “usa impostazioni pagina al vivo documento”.
Così dovrei aver impostato tutto corretto?
https://uploads.disquscdn.com/images/c3d67fe7c382eb23289a79443913e24badabc51ec36fbf48875d40d750e2e006.jpg
ciao, scusatemi se mi intrometto nella discussione, anche io avevo questo dubbio. Comunque si, andando a spuntare “usa impostazioni pagine al vivo documento” riprenderà le informazioni relative a questo valore che avevi impostato sul file. Avevo trovato questo video che ne parlava:
https://www.printered.it/plog/cosa-sono-le-abbondanze-e-come-impostarle/
Ciao, sono curiosa: come mai per i testi e le tracce si usa il nero “normale” e per i riempimenti il nero ricco?
Personalmente trovo il contrasto poco piacevole da vedere.
Per esempio, molto spesso nei fumetti il testo è nero100k e il nero delle tavole invece è nero ricco. In qualche caso ho visto nero 100k sia per testi che per i disegni, bruttissimo! Non ti dico poi col colore che pasticci…
Per quanto mi riguarda, nero ricco “ad mortem” X-D
Comunque articolo molto utile, grazie!
Ciao Lorenzo,
mi chiedevo: come mai parli di convertire le immagini in quadricromia prima dell’importazione nel progetto, salvando così sia una copia in quadricromia che una in RGB? Perché occupare più spazio per archiviare le immagini in duplice copia e fare un lavoro in più quando si possono importare nel progetto i nostri file immagine in RGB e semplicemente fare una conversione colore a tutto il documento in fase di esportazione del PDF?
Mi è capitato già altre volte di sentire persone che adottano questo metodo, per poi concludere sempre, a fine discussione, che convertire le immagini prima di importare è un lavoro in più inutile. Più semplice e snello è fare tutto in fase di esportazione del PDF: meno rischio di errori ed un lavoro completato più velocemente nonché con lo stesso identico risultato!
Ciao Lorenzo,
ciao Giulia e Paolo
Accidenti, commento una messaggio di 3 anni fa.
Personalmente i file raster che importo in INDD sono:
– Tiff (se è un libro con molte immagini, questo mi permette di non sovraccaricare il programma con le anteprime immagini – cosa che capita con i jpeg e la loro decompressione);
– Jpeg (con molta attenzione quando devo fare in fretta e non uso più di un centinaio di immagini, con attenzione anche perché devono essere immagini già corrette e non da modificare con il rischio di salvarle e ridurne la qualità)
– PSD (per sfruttare i livelli, immagini scontornate, trasparenze e sfumature di trasparenza)
Per quanto riguarda gli EPS mi sono disintossicato qualche anno fa e non ne faccio più uso da quando è morto il mio caro amico FreeHand. Per una spiegazione approfondita ti rimando al sito di Boscariol (un guru dei profili colore) che spiega il perché è meglio evitarli. In soldoni: se li sai usare bene e correttamente e hai controllo su tutte le fasi (origine, lavorazione e stampa delle immagini) continua pure a farne uso. Altrimenti adotta altri formati
Ma su alcuni siti per la stampa grafica non ci sono i file pdf pre-impostati che ti aiutano con la realizzazione del file per la stampa?
Certo e sono utilissimi
Si molto utili, ma non in tutti i siti li trovi. Io mi fornisco su arteinstampa .com, e li tutti gli articoli hanno i template, utilissimi per progettare al meglio la stampa.
Ciao! Grazie per l’articolo molto utile!
Ho un dubbio: nel caso in cui la mia locandina debba essere pensata per una rivista, ovvero integrata all’interno di essa per poi essere staccata, come calcolo margini e abbondanze? Devono essere maggiori sul lato sinistro dove in teoria verrà attaccata la locandina? Non so che tipo di rilegature hanno le riviste normalmente…
Grazie!
ciao, io in genere quando impagino immagini le converto prima tutte in CMYK e poi salvo un pdf x la stampa, come si fa a convertirle in seguito invece?
Vorrei riportare un fatto a me accaduto. Impagino un libro destinato a essere stampato in scala di grigio. Durante l’esportazione in pdf / stampa tipografica su output seleziono converti colore, scala di grigio con il profilo adeguato. C’è una avvertenza del programma. Non sempre e non tutti gli oggetti vengono convertiti. Lo apro. Sembra tutto normale. Coi grigi giusti. Lo invio. Dalla tipografia mi dicono che è in quadricromia. Ma se non avevo nulla in cmyk di originale? E mi mandano pure la foto dello schermo con le separazioni. Chi lo ha trasformato in quadricromia? Impazzisco. Ricontrollo tutte le foto, tutti i campioni usati. Le foto per una svista le avevo convertite da rgb in bn con il comando di photoshop bianco e nero, ma questo non aveva cambiato il metodo colore. Non erano comunque in quadricromia. Le metto tutte in scala di grigio con converti profilo. Poi trovo un elemento grafico che avevo scaricato e incollato da freepik presente in sole due pagine con un nero ricco. Forse non si converte? Lo rimetto su nero, come doveva essere. Possibile che due soli puntini su 100 e passa pagine con un nero ricco abbiano rovinato un intero pdf? Non sarà un problema di esportazione? Parlo con la tipografia e mi dicono di convertire si in uscita, ma senza includere il profilo colore di destinazione, come avevo fatto prima e che questo sarebbe stato risolutivo. Non so quale di queste azioni abbia funzionato, ma ha funzionato. Fatto sta che della esportazione diretta da indesign ho imparato a diffidare. C’è comunque da controllare che tutto sia a posto. Dubbi rimasti: perché non includere il profilo di destinazione (ad es. Fogra39)? Come fa lo stampatore a gestire correttamente i valori numerici del colore senza profilo? E come può un file esportato pdf in scala di grigio arrivare allo stampatore con le separazioni in cmyk?
Aggiornamento.
Dopo svariati test ho trovato il bandolo della matassa.
Indesign converte in scala di grigio, ma se alla voce output gli dici “includi profilo” allora produce un pdf che ti mostra a schermo gli oggetti in grigio pur avendo le separazioni in quadricromia.
Al contrario, se gli dici di NON includere il profilo allora converte perfettamente tutto in scala di grigio con il profilo colore che hai scelto ed anche per le separazioni risulta solo il canale del nero.
Di questa cosa non ho trovato nulla di scritto da nessuna parte, né su libri, né su internet, né sulla guida in linea, come se a nessuno interessasse parlarne. Eppure fornire file corretti alle tipografie è importante. Magari c’è e non l’ho trovato? Dove posso trovare informazioni su questi aspetti?
Eccellente. Pratico, conciso e carinissimo!
Grazie!