Ci sono una marea di formati di immagini in circolazione. E visto che online, su questo argomento, la confusione è tanta abbiamo pensato di scrivere una sorta di grande guida ai formati delle immagini digitali.
In modo da evitare quindi problemi nel condividere un progetto con il nostro gruppo di lavoro, ad esempio, oppure in modo da farci mandare un file nel formato giusto per poterlo modificare. O ancora per chiarire dei dubbi su quale fosse l’estensione più adatta per il nostro progetto.
Insomma, un articolo per semplificarti la vita lavorativa :)
Andiamo quindi a vedere insieme quali sono i principali formati delle immagini digitali
Le immagini digitali: due “famiglie” di formati
Le immagini digitali si distinguono anzitutto in due grandi famiglie, che corrispondono a due tecniche di codifica completamente diverse: raster e vettoriale.
Comprendere la differenza tra questi due modi attraverso cui i dispositivi digitali elaborano e restituiscono le immagini è il punto di partenza per capire come utilizzare al meglio i diversi formati.
Ne abbiamo già parlato in passato: quindi se vuoi approfondire ti consiglio quindi di leggere anche questo articolo su qual è la differenza tra raster e vettoriale.
Le immagini raster (cioè con i pixel)
Parliamo di formati raster quando ci troviamo di fronte a un file costituito da pixel e cioè quei quadretti di colore accostati in un certo ordine all’interno di una griglia di dimensioni definite.
Di questa famiglia fanno parte formati di immagini digitali molto usate in ambiente web.
Le caratteristiche delle immagini raster
Proprio perché queste immagini sono composte da punti di colore il modo in cui le visualizziamo dipende dall’ingrandimento e dal formato. Se infatti le zoomiamo molto possiamo arrivare a vedere le unità che le compongono, cioè i pixel. Dopo una certa soglia di ingrandimento otteniamo un’immagine sgranata e se modifichiamo le proporzioni risulterà stirata o comunque deformata.
I formati raster sono adatti o vengono usati in questi casi:
- Nelle fotografie, in generale;
- Nei casi in cui le immagini contengono, ad esempio, molte sfumature di colore;
- Nei progetti in cui sappiamo già con certezza che l’immagine verrà utilizzata in dimensioni fisse, stabilite da noi;
- Quando dobbiamo privilegiare un peso contenuto rispetto alla definizione.
Li troviamo infatti di solito utilizzai per i contenuti social e per le immagini inserite nelle pagine web.
Lossy o lossless
I formati di immagini digitali che usano la tecnica raster si dividono poi in due altre categorie in base al modo in cui vengono trattate le informazioni contenute nel file.
- I formati lossless (senza perdite di qualità) sono fatti per non perdere nessuna di queste informazioni; perciò anche se ridimensioniamo l’immagine il numero di pixel rimarrà lo stesso, così come i dati associati ad ognuno di essi. È ovvio, quindi, che si tratti dei formati più pesanti di questa categoria.
- I formati lossy (con perdita di qualità), al contrario, hanno la caratteristica di approssimare la resa dell’immagine in base ai parametri che impostiamo, ed eliminare pixel non considerati utili. Il risultato è un file molto leggero, che però perde inevitabilmente di definizione.
CMYK o RGB
Questi sono i due diversi standard con cui vengono create e salvate le immagini raster:
- CMYK sta per Cyan, Magenta, Yellow, Black (K): è lo spazio colore che nasce per la stampa. Se parliamo di colore come materia, quindi pigmenti, questi sono i quattro colori base a partire dai quali si ottengono tutti gli altri
- RGB: sta per Red Green Blu. Quando parliamo di colore come luce (come nel caso di tutti gli schermi) è a partire da questi tre colori che si compongono tutti gli altri.
Quindi per tutti quei file che saranno visualizzati su schermo dobbiamo preferire lo spazio colore RGB, mentre per quelli che dovranno subire un processo di stampa è da preferire CMYK.
Le immagini vettoriali
Le immagini vettoriali, come scrive Marco nel nostro articolo sull’argomento, sono descritte mediante un insieme di primitive geometriche che definiscono punti, linee, curve e poligoni.
Il formato vettoriale è definito attraverso equazioni matematiche ed è indipendente dalla risoluzione, infatti può essere ingrandito all’infinito senza subire perdite di qualità e definizione.
Se ti interessa capire meglio come puoi utilizzare questo formato ti consiglio di andare a riprendere questi articoli:
Ma adesso andiamo a vedere uno per uno i principali formati che si usano nella grafica digitale.
Formati delle immagini raster
JPG o JPEG
È forse il formato d’immagine digitale più diffuso; per esempio è il formato standard con cui salvano gli scatti le fotocamere (quando non scattano in RAW). Si tratta di un formato lossy, quindi perde di qualità al diminuire delle dimensioni del file.
Non è possibile salvare in questo formato diversi livelli, quindi ad esempio non è possibile mantenere un canale alfa per la trasparenza (come invece si può fare col PNG), oppure intervenire sui livelli una volta che l’immagine è stata esportata in questo formato.
Si tratta di un formato molto leggero e compatibile con la maggior parte dei software. Perde di qualità se si fanno molti passaggi di modifica e salvataggio (è il motivo per cui i meme condivisi e ricondivisi sui social sono spesso così sgranati).
Una curiosità: tra “jpg” e “jpeg” non c’è alcuna differenza. Il nome dell’estensione è l’acronimo per Joint Photographic Experts Group, il team che ha sviluppato il formato; le due varianti esistono soltanto perché anni fa i sistemi Windows accettavano estensioni non più lunghe di 3 lettere.
Quando usare il formato JPEG?
Questo formato va benissimo per i social, per mandare in stampa immagini fotografiche se hai la certezza di non doverle più modificare e per mandare un veloce preview ai clienti.
TIFF o TIF
Il nome è un acronimo per Tagged Image File Format. Si tratta di un formato lossless, quindi non perde informazioni e non appiattisce i layer; per queste caratteristiche viene utilizzato in tutti quei casi in cui è molto importante mantenere un’altissima qualità.
I file TIFF possono essere anche molto pesanti e per questo è meglio non utilizzarli sul web; tra l’altro non sempre sono supportati.
Quando usare il formato TIFF?
Questo formato è perfetto quando esporti immagini che devono essere stampate in altissima qualità e grande formato.
GIF
Tra i tanti formati di immagini digitali è tra quelli che stanno avendo più successo sul web, in particolare nella comunicazione social; il nome sta per Graphics Interchange Format.
Viene utilizzato soprattutto per realizzare brevi animazioni ed è molto versatile, dal momento che supporta anche la trasparenza (ma non il canale alfa: quindi non si può modulare l’intensità della trasparenza). È un formato lossless, ma a differenza del TIFF non è adatto per salvare immagini in alta qualità dal momento che supporta soltanto 256 colori.
Quando si esporta in questo formato si possono controllare diversi parametri, come la quantità di colori e di informazioni che verranno salvate. In questo modo si possono ottenere file davvero molto leggeri. Nonostante si tratti di un formato lossless, anche nei file GIF i layer vengono appiattiti e non è possibile quindi modificarli separatamente in un secondo momento.
Quando usare il formato GIF?
Questo hai bisogno di creare contenuti molto leggeri per il web, anche animati o con fondo trasparente, ma non ti serve un’immagine di alta qualità.
PNG
L’acronimo sta per Portable Network Graphics: si tratta di un formato d’immagine lossless che supporta il canale alfa. Questo significa che si possono ottenere immagini con effetti di trasparenza come per il formato GIF, anzi ancora più complesse, dal momento che la trasparenza può essere modulata.
La gamma di colori disponibili è molto più ampia che nel formato GIF, ma soltanto nello spazio RGB. Per questo, e per la difficoltà di ottenere un file PNG di alta qualità senza che il peso diventi un problema, non è per nulla un formato adatto alla stampa. Al contrario è molto utile per il web, anche se il formato JPEG è più leggero.
Quando usare il formato PNG?
Quando crei immagini per il web che sfruttano complessi effetti di trasparenza.
WEBP
Si tratta di un formato d’immagine piuttosto recente. Rilasciato nel 2010, è stato sviluppato da Google per migliorare la velocità di caricamento delle immagini sul web. Sfrutta entrambe le metodologie di compressione, lossy e lossless. Google ha inoltre rilasciato delle feature grazie alle quali il formato WebP può supportare funzioni avanzate come la trasparenza e le animazioni.
Quando usare il formato WEBP?
Quando vuoi inserire immagini o animazioni dentro pagine web e mantenere il massimo della velocità e dell’efficienza di caricamento.
PSD
Il nome stesso, Photoshop Document, indica che si tratta di un formato proprietario. Di sicuro conosci Photoshop, che in ambito professionale è il software standard per lavorare su immagini fotografiche.
Il formato PSD è lossless e mantiene per successive modifiche la stratificazione dei layer; nasce soprattutto per gestire immagini raster, ma può integrare anche elementi vettoriali nei diversi livelli. Anche se questa possibilità esiste voglio ricordarti non si deve usare Photoshop per lavori di grafica vettoriale come un logo e qui trovi spiegato il perché.
L’alto livello di prestazioni rende il formato PSD ideale a preparare un’immagine per la stampa. Invece è sconsigliato quando il file deve essere pubblicato o trasmesso, ad esempio al cliente, dal momento che per visualizzarlo bisogna disporre del software, appunto.
Quando usare il formato PSD?
Beh, semplicemente quando devi modificare un file Photoshop e quindi durante tutto il processo di fotoritocco o fotomontaggio.
RAW
Questo è il formato che contiene tutte le informazioni catturate da una fotocamera o uno scanner digitali. Si utilizza per lavorare sulle immagini senza perdere nulla dello scatto o della scansione originari.
I file con questa estensione, quindi, sono per forza di cose molto pesanti per questo motivo. Ma anche perché, quando vengono modificati con software come Lightroom o Camera RAW, mantengono sia i dati originali sia i vari passaggi di ritocco.
Si tratta sicuramente del formato ideale per modificare immagini di altissima qualità e prepararle per la pubblicazione. Proprio per le sue peculiarità, però, non puoi usarlo per esportare e condividere il lavoro una volta completato, ma dovrai volta per volta scegliere tra tutti i formati di esportazione che trovi in questo articolo quello più adatto al tuo scopo.
Abbiamo parlato di formato d’immagine RAW, ma in realtà questa definizione racchiude diverse estensioni, a seconda del marchio della fotocamera che cattura l’immagine. I più comuni sono
- CR2 (Canon)
- CRW (Canon)
- NEF (Nikon)
- ARW (Sony)
- PEF (Pentax)
- e molte altre (DCR, MRW, ORF, ecc)
Quando usare il formato RAW?
Per lavorare su fotografie scattate in altissima qualità senza perdere informazioni e prepararle per la pubblicazione.
Formati delle immagini vettoriali
SVG
Uno dei formati d’immagine vettoriale per eccellenza, a partire dal nome dell’estensione che sta per Scalable Vector Graphics.
Si basa sul linguaggio XML e può essere gestito sia da programmi di grafica vettoriale che da editor di testo. La possibilità di compressione consente di ottenere file molto leggeri, perfetti per la pubblicazione sul web.
Viene molto utilizzato anche per importare elementi vettoriali 2D in progetti di grafica 3D.
Quando usare il formato SVG?
Per pubblicare sul web immagini che non perdano di qualità quando vengono ridimensionate; è perfetto in ambito responsive
Se vuoi saperne di più su come utilizzare questo formato leggi anche Il formato SVG: da Adobe Illustrator al web in 5 minuti.
EPS
L’acronimo di questa estensione sta per Encapsulated PostScript. Ha tutte le caratteristiche dei formati vettoriali di cui abbiamo già parlato; può includere anche elementi raster ed essere convertito in formati raster, con però una perdita di qualità degli elementi fotografici.
Di solito viene utilizzato per inserire elementi vettoriali in progetti più complessi, ma non è adatto all’esportazione finale del lavoro per la pubblicazione.
La sua caratteristica più interessante sta nell’ottima compatibilità con molti software di editing vettoriale, non soltanto quelli di Adobe.
Quando usare il formato EPS?
Quando devi condividere, importare, esportare elementi vettoriali all’interno di progetti più complessi o archiviali per successive modifiche.
Un formato tra i più amati e conosciuti, consente di visualizzare documenti che contengono testo e immagini tramite qualsiasi device, browser e sistema operativo. L’acronimo infatti significa proprio Portable Document Format.
È molto efficace quando dobbiamo gestire molti elementi diversi (vettoriali, raster, testi e oggetti interattivi) all’interno dello stesso documento ed essere certi che il progetto venga visualizzato sempre allo stesso modo. Per questo di solito è il formato preferito quando si deve esportare un file per la stampa.
Non si presta molto bene alle modifiche, quindi il consiglio è quello di utilizzarlo solo per l’esportazione definitiva prima della pubblicazione o per fornire un’anteprima fedele al cliente.
Quando usare il formato PDF?
Quando devi esportare un progetto che contiene diversi elementi per stamparlo, pubblicarlo o condividerlo.
Qui invece trovi una guida su come esportare un file pdf per la stampa.
AI
Come già per il PSD, anche in questo caso si tratta di formato d’immagine proprietario. Sviluppato da Adobe, l’acronimo dell’estensione sta per Adobe Illustrator, il programma standard in ambito professionale per lavorare su immagini vettoriali.
Si tratta quindi del formato da privilegiare quando siamo ancora in fase di creazione e modifica del nostro progetto, specialmente se si tratta di un logo.
Può incorporare elementi raster, ma come per tutti i formati vettoriali i risultati migliori li abbiamo quando lavoriamo separatamente sugli elementi raster e vettoriali con software specializzati, poi li componiamo ed esportiamo in formati che trattano al meglio entrambe le tipologie di immagine.
Quando usare il formato AI?
Quando creiamo da zero o modifichiamo immagini vettoriali utilizzando Adobe Illustrator. Mentre per esportare, pubblicare e condividere è preferibile scegliere altri formati (eps per altri software vettoriali, pdf per anteprime o stampa e png e jpg per immagini).
- Qui trovi tutti i nostri tutorial su Adobe Illustrator
- Qui una guida su come salvare un file di Illustrator in una versione precedente (non tutti i file .ai sono uguali)
Altri formati di grafica vettoriale
Esistono molti altri formati di grafica vettoriale. Innanzitutto quelli relativi ad altri software di grafica come il .cdr relativo a Corel Draw o .afdesign di Affinity Designer.
Ma ci sono anche i formati relativi alla progettazione CAD come il .dxf o il .dwg che vengono largamente utilizzati in molti diversi applicativi ma che sono comunque formati proprietari del software AutoCAD. O i formati di grafica vettoriali usati per la stampa 3D come il .3MF che è invece un formato non proprietario e usato diffusamente nel settore.
In genere, ogni software ha il suo formato di file predefinito. Però i formati di grafica vettoriale più utilizzati rimangono quelli menzionati nei paragrafi precedenti.
Conclusioni
Come avrai capito ognuno di questi formati di immagini ha una sua funzione ben precisa e saperli usare per lo scopo giusto ti assicuro farà una grande differenza sulla qualità del tuo lavoro. E ti aiuterà anche ad evitare un sacco di problemi!
Conoscere i formati è utile a se vuoi essere un graphic designer con conoscenze complete, non ti basta semplicemente conoscere i formati, bisogna sapere bene come e quando vanno usati nella grafica.
Una delle tante cose che insegniamo all’interno del corso ABC Graphic Design, il corso avanzato sulle basi della grafica.
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Dai un’occhiata al nostro corso di grafica, ABC Graphic Design. Un corso avanzato per imparare le basi della grafica tramite lezioni teoriche, esercizi pratici, quiz e revisioni.
Comunque, se vuoi approfondire l’argomento “file” trovi qui su Grafigata tanti altri articoli utili. Ti segnalo in particolare:
- Come preparare un file alla stampa
- Come esportare un pdf per la stampa
- Guida per designer alla gestione dei file di un logo
Spero che con questo articolo tu sia riuscito/a ad imparare qualcosa in più! Facci sapere che cosa ne pensi nei commenti qui sotto.
Alla prossima!
Complimenti per l’articolo, come sempre completo ed esaustivo.
Tuttavia credo che tra i formati vettoriali sia doveroso agiungere il formato dxf che, oltre ad essere il padre di tutti i formati vettoriali, è ad oggi ancora molto usato soprattutto nel caso di riproduzione tramite macchine a controllo numerico come pantografi cnc, taglio plasma e taglio laser.
Ciao grazie mille del feedback, hai assolutamente ragione e ho aggiornato con un paragrafetto in più l’articolo aggiungendo menzioni agli altri formati vettoriali ;)
greve zi
⚡
Molto bello e molto utile grazie