Più che un rebranding, un restyling fresco e divertente quello che Primark ha mostrato qualche giorno fa, frutto della collaborazione con VCCP London, che ha coinvolto il logo e non solo. Le novità che riguardano l’immagine del brand, così come la palette e il font, a un primo sguardo possono non sembrare così rilevanti.
In realtà ci sono alcuni aspetti di questa operazione di Primark piuttosto interessanti: a partire proprio dal restyling del logo, che con la modifica di pochi tratti è riuscito a ottenere un impatto molto diverso dal precedente. Un’altra cosa abbastanza poco comune è che questi interventi sulla brand image fanno parte non di un’operazione più consistente di rebranding (che dobbiamo aspettarci in futuro?), ma del lancio della collezione estiva.
Se non conosci il brand ti faccio una breve panoramica: si tratta di una catena di negozi di abbigliamento a prezzi economici, oggi diffusa in tutto il mondo ma nata in Irlanda nel 1969. Proprio il fatto di rivolgersi a un pubblico vastissimo in tutto il mondo rende delicata ogni operazione sulla sua immagine, che non deve mai essere troppo caratterizzata.
Vediamo insieme più da vicino le novità di questo restyling.
Un logo che sorride
Fin dall’inizio della sua storia, ad eccezione di qualche esperimento, il marchio Primark è stato identificato da un logotipo con font Sans Serif. Nei decenni sono cambiati i font, e c’è stata un’evoluzione nel colore che ha portato dal turchese scuro degli inizi fino all’azzurro della versione del logo introdotta nel 2005.
Proprio quella che è stata aggiornata con questo restyling. Si trattava di certo di una soluzione con molti vantaggi: semplice, flessibile, affidabile. Forse però mancavano un po’ di equilibrio, e soprattutto di personalità.
L’intervento di VCCP è chirurgico ma efficace: il font ha un peso maggiore e un tracking ridotto. In questo modo acquista un aspetto più compatto che lo rende anche più incisivo. Anche il punto di azzurro è diventato più intenso, e si accorda meglio con la tendenza degli ultimi anni a recuperare palette retrò, ispirate ai colori “analogici” degli anni ‘70 e primi ‘80.
Ma la novità più interessante riguarda l’asta trasversale della “a” e quella obliqua superiore della “k”, risolte con una curva. Un dettaglio davvero minimo, che però si trasforma subito in un sorriso (qui c’entrano la psicologia della Gestalt e il principio dell’esperienza passata).
Niente di meglio di un azzurro intenso, che ricorda il cielo e il mare, e di un sorriso per avvicinare un pubblico vasto e dai gusti semplici.
Il portale
Il restyling del brand è in realtà uno strumento al servizio di una campagna di advertising: Viva Summer, che deve promuovere la nuova linea estiva di Primark.
Centrale per l’identità visiva di questa campagna è un elemento che viene definito the Portal – il Portale. Una forma vuota, composta da due ellissi accostate, che ricordano la P di Primark. Viene usata per le affissioni e le grafiche digitali come cornice su fondo piatto, ad esempio di un bell’arancione, dentro cui appaiono le fotografie della nuova collezione.
Come abbiamo già visto per l’intervento sul logo, è una soluzione forse non strabiliante, ma che riesce a trasmettere un’immagine fresca e gradevole, in linea con l’identità di Primark.
Ancora un font custom
Ormai questo è un elemento fisso di ogni restyling o rebranding che abbiamo visto negli ultimi tempi. Più si diffondono sul mercato ottimi font, a prezzi accessibili, più i brand cercando di tutelare la loro riconoscibilità commissionando dei font esclusivi.
Vale anche per Primark, che sfrutta questa novità attraverso poster in cui la tipografia è protagonista. Al nuovo font è affidato il nome della collezione, Viva Summer, che diventa colonna portante e punto focale dei poster che la promuovono. Una posizione d’onore che esalta la qualità di progettazione di questo font.
Conclusioni
In questi ultimi anni è sempre più evidente che la brand image non è più qualcosa di rigido, statico. Piuttosto viene affrontata ed utilizzata come una serie di strumenti, che si possono modificare tutti insieme, o soltanto alcuni, anche per ragioni contingenti.
Questo fenomeno di sicuro è amplificato dagli strumenti digitali, che permettono, e allo stesso tempo richiedono, velocità e flessibilità.
Tu cosa ne pensi di questo approccio? Ti piace e ti sembra interessante o credi che fosse più funzionale e corretto quello della stagione d’oro del graphic design, che interveniva in modo organico su tutti gli elementi fondamentali di una brand image? Faccelo sapere nei commenti, e ricordati che nel nostro blog trovi tanti spunti per approfondire questo e altri argomenti legati al mondo della grafica.
Questo è il momento giusto per salutarti,
alla prossima!