Il Comitato Paralimpico Internazionale (IPC) ha aggiornato la sua identità visiva. A partire dal logo fino ad arrivare ad ogni singolo aspetto della brand identity. Vediamo tutti i dettagli
L’IPC, che organizza i Giochi Paralimpici, aveva già un simbolo, ma non ancora un’identità visiva globale e completa.
Quindi hanno assunto l’agenzia North, basata a Londra, con l’obiettivo di costruire un sistema che unificasse tutta l’identità dei Giochi Paralimpici e aiutasse a sfidare le percezioni e i pregiudizi sulla disabilità. E giusto in tempo per Tokyo 2020.
Le modifiche effettuate al logo non sono molte, si tratta di dettagli. Dettagli che, però, sono molto importanti.
Partiamo dai ritocchi agli “Agitos“, gli elementi che compongono il pittogramma. La forma precedente veniva usata in svariati modi e, a quanto pare, a volte anche al contrario. North ha quindi ridisegnato le tre linee per renderle più simmetriche.
Anche i colori sono stati ritoccati in modo che fossero in linea con il blu, il rosso e il verde degli anelli olimpici.
Questi cambiamenti potrebbero non sembrare un grosso cambiamento all’inizio, ma rendono il simbolo più efficace. Contribuiscono inoltre a uniformare le Olimpiadi e le Paraolimpiadi.
Quando i simboli sono visti uno accanto all’altro, infatti, “aiutano ad affermare parità e un obiettivo comune“, ha detto Josef Clinch di North a Creative Bloq.
Sulla base di questo rinnovato segno, North ha elaborato anche una serie di pattern da utilizzare come alternativa alla fotografia, perché, come dice lo studio, “nessuno vorrebbe finire sulla copertina delle linee guida antidoping“.
Un nuovo carattere tipografico, opportunamente chiamato New Hero, aiuta a suscitare una sensazione di energia in tutti gli aspetti del marchio.
Come hai visto, le modifiche all’interno di questo progetto non sono molte. Ma questo non deve portare a sottostimare la qualità e la cura del rebranding.
Infatti, spesso, sono i piccoli dettagli che vanno a rendere un logo più o meno efficace, come ho spiegato nella guida a come progettare un logo.
Fonti: Creativebloq e Design Week
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