Diventare UX designer: se si è graphic designer aiuta?

Matteo Di PascaleMatteo Di Pascale
Diventare ux designer da grafico designer

In un precedente articolo, ti ho spiegato per bene che cos’è la User Experience, cosa fa lo UX Designer e cosa bisogna imparare per iniziare a diventare un professionista della UX.

Però Grafigata è il blog di graphic design, per graphic designer. Quindi… Come fa un professionista del settore della grafica a diventare un buon UX Designer? Ha più o meno possibilità o vantaggio di altri o da chi parte da zero?

In questo articolo voglio chiarire bene questi per chi vuole diventare UX/UI Designer partendo dalla grafica.

Pronto? Ok, partiamo!

Chi vuole diventare UX Designer? Ti racconto la mia esperienza

Nella mia carriera di insegnante, ho seguito più di 100 studenti in tutta Europa. In questi anni, ho avuto modo di conoscere personalmente ognuno di loro, di parlare delle loro aspettative e, soprattutto, delle loro paure e perplessità.

Una buona metà delle persone che desiderano diventare UX Designer non ha alcuna competenza creativa e/o grafica, non ha mai seguito un corso inerente alla materia e mai ha aperto un software Adobe.

Nonostante queste mancanze, non ha poi grandi difficoltà a diplomarsi nella materia rispetto ad altri!

Sorpreso? Come abbiamo visto nel mio precedente articolo, le competenze di uno UX Designer “puro” non includono la User Interface (ovvero la progettazione di interfacce) e si limitano allo studio degli utenti, alla creazione di flussi e infine di wireframe (per i quali non servono tutto sommato grandi skill grafiche).

Quindi anche un non-graphic designer può ambire a una carriera di successo nella UX.

Tuttavia, c’è un netto divario tra il processo di apprendimento di chi ha un background di grafica e di chi non lo ha.

Perciò ve lo confermo: per i Graphic Designer la strada verso la UX è davvero in discesa, a patto che seguano una manciata di accortezze e che siano preparati a quello che li aspetta!

Oggi vediamo proprio questo.

Diventare UX Designer avendo già conoscenze grafiche

Quando un Graphic Designer deve approcciarsi per la prima volta alla progettazione di un’app e si preoccupa di non saperlo fare, spesso gli dico: «Se sai disegnare una brochure, sai anche disegnare un’app!».

Come diceva lo stesso maestro del design Massimo Vignelli (qui sono raccolti alcuni insegnamenti che i giovani designer dovrebbero seguire), il Design è uno solo. I processi progettuali di risoluzione dei problemi che si apprendono in un settore del design, possono poi essere applicati a tutti gli altri settori.

Ovviamente, ogni settore ha le sue caratteristiche e competenze specifiche da apprendere.

Per un graphic designer che vuole imparare l’UX Design, ci sono indubbiamente dei grandi vantaggi. Si parte, insomma, con dei “superpoteri”

I “superpoteri” di chi parte già con conoscenze grafiche

  • Ha gusto per quanto riguarda la giustapposizione di colori e forme;
  • Ha la capacità di organizzare gli elementi all’interno di una pagina secondo una gerarchia visiva;
  • È abituato a fare più versioni di un prodotto, a metterle una a fianco all’altra, a studiarle, migliorarle, ecc.;
  • È capace di prendere ispirazione da altri e non ha paura di stravolgere la base da cui sono partiti.

Questi sono dei veri e propri Superpoteri – sì, con la s maiuscola – che vengono utilissimi quando si parla del mondo digital.

Per quel che riguarda la User Interface (il vestito grafico di un prodotto digitale), i graphic designer sono già su un altro pianeta, ovviamente!

Ok ma quindi… che cosa deve imparare un graphic designer per diventare UX/UI designer?

Cosa bisogna imparare per diventare UX Designer?

Come detto, su alcune cose chi fa grafica parte avvantaggiato mentre su altre parte alla pari di tutti quanto.

Comunque, schematizzando, queste sono le tre grosse macro-categorie di conoscenze di cui bisogna prendere confidenza, se si vuole imparare la User Experience:

  1. UX Thinking. Contiene tutta la metodologia teorica, ossia tutto il bagaglio di concetti – il processo di design, la ricerca sugli utenti, la creazione dei flussi, ecc. – che servono prima di disegnare anche un solo piccolo bottone.
  2. Wireframing. Si inizia a lavorare con le forme: a penna o a computer si disegnano le schermate di un prodotto digitale.
  3. User Interface. Qui stanno tutte le competenze di grafica digitale, con l’obiettivo di vestire in maniera coerente ed efficace un prodotto.

Di tre “scatole”, il graphic designer ne sa già padroneggiare due! La User Interface viene dal mondo del Graphic Design, quindi nessun problema. Con il Wireframing anche siamo a cavallo: l’abitudine a organizzare elementi nello spazio e la dimestichezza con i software di grafica sono un vantaggio enorme, come vedremo nei prossimi articoli.

Mentre i non-grafici (un economista, per esempio, o un ingegnere) partono da zero su tutti e tre gli ambiti, il Graphic Designer deve cimentarsi con vero impegno solo nel primo: un bel vantaggio competitivo!

La “Kryptonite” dei Graphic Designer che imparano la UX

Direi che siamo ormai d’accordo sul fatto che il grafico sia avvantaggiato: arriva già pieno di muscoli al corso di arti marziali. Però attenti al punto debole di questa sicurezza; mai prendere sottogamba l’anima della UX!

Ricordiamoci: la User Experience non è un semplice “disegnare interfacce fighe”.

È un processo molto più ampio che prevede analisi di competitor, sondaggi, interviste, sviluppo di customer journey. E, spesso, proprio su questi argomenti, i Graphic Designer e gli Art Director, più focalizzati sull’aspetto visivo, si perdono in un bicchier d’acqua!

Le difficoltà del graphic designer

Se sei un graphic designer che impara la UX, rischi di riscontrare difficoltà di questo tipo:

  1. Difficoltà nel dover abbandonare i software con cui si sentono sicuri;
  2. Difficoltà nell’impostare un progetto sulla base dei bisogni degli utenti invece di seguire una vena creativa;
  3. Scetticismo quando, traumatizzati da clienti che li fanno impazzire come trottole, quando gli si parla di trovare soluzioni oggettive da poter testare.

Per un Project Manager, uno startupper o un ingegnere la UX è una zona di comfort dove l’equazione «Ideo, valido, testo, analizzo, cambio» dà dei risultati precisi e misurabili.

Per i graphic designer, questo approccio quasi scientifico viene spesso vissuto come una tortura. Sembra suggerire che lo UX Designer non debba essere affatto creativo ma, in realtà, semplicemente, la creatività viene usata in modalità diverse.

Teniamo conto che molte persone si avvicinano alla User Experience proprio perché è un processo più controllabile di quello creativo classico: la UX non si progetta con l’ego ma con i dati alla mano!

Maneggiare la “Kryptonite” (cioè: imparare davvero la UX)

Per godere appieno del proprio vantaggio competitivo sulla strada per la UX, un Graphic Designer deve imparare a conoscere i limiti dovuti alla carriera intrapresa fino a questo momento.

Andiamo a fondo nella questione.

La consapevolezza della soggettività

Primo anno di Design, primo progetto presentato all’insegnante: quello mi guarda e dice che non va bene; non mi spiega il perché, si limita a specificare che «non è convinto di quello che vede». Io ci rimango male e, peggio ancora, capisco di non avere la minima idea di come riprendere in mano il progetto.

Ecco, quella è stata la mia prima esperienza forte con la soggettività.

Chiunque lavori in ambito creativo ne ha avuta una e ha imparato a muoversi all’interno di un’ambiguità dove non esiste giusto o sbagliato. Ha appreso come relazionarsi con le aspettative dei clienti e con le proprie ambizioni personali. Ha scoperto che la presentazione vale quanto il progetto in sé. Ha preso l’abitudine di allontanarsi dal lavoro per riguardarlo dopo una passeggiata, con occhi nuovi, e di chiedere pareri secchi a colleghi, amici, talvolta anche a passanti. Ha insomma trovato il modo di cavalcare, giorno dopo giorno, la soggettività.

Alla luce di questo, immaginatevi lo sconvolgimento durante le prime lezioni di un qualsiasi corso di User Experience:

  • «No, la soggettività del cliente non c’entra, men che meno la tua!»,
  • «No, non puoi progettare quello che senti sia valido, ma quello che migliorerà l’esperienza dell’utente»,
  • «No, tu non sei l’utente, e ancora no, nemmeno il cliente è l’utente!».

Credi che sia importante la “figaggine” dello sportello del bancomat? Pensi che Whatsapp abbia vinto su Viber perché era verde e non viola? Che la grafica di Booking.com sia davvero così cruciale, rispetto al modo in cui un utente viene incanalato in un flusso di azioni?

Lo sentite lo shock che arriva? Per la prima parte del processo di UX (quella in cui l’aspetto grafico non ha nessuna rilevanza) bisogna assumere una visione del tutto nuova.

Imparare a guardare come uno UX Designer

Cosa vedono gli UX Designer nello specifico? Su quali aspetti si concentra la loro attenzione e cosa invece viene messo in secondo piano?

Ho individuato alcuni aspetti che reputo molto importanti:

  1. La struttura. Lo UX Designer sta attento alla struttura di un prodotto. Non gli importa se è rossa o blu, ma si concentra, ad esempio sulla presenza dei pulsanti “Indietro” per evitare vicoli ciechi. Per lui la priorità è che l’utente possa muoversi agilmente all’interno del prodotto e sia in grado di fare quel che vuole fare senza perdersi.
  2. I dati. Lo UX Designer, per quanto ambizioso e sicuro di sé, cerca di mettere da parte l’ego e testa i suoi prodotti con gli utenti. Se questi incontrano delle difficoltà che lui non aveva previsto, non ha paura di modificare il proprio lavoro. Al contrario, ne è felice!
  3. Gli aspetti formali di base. Come il designer di logo commenta «Quel logo non è scalabile, non si potrà utilizzare in formato ridotto», lo UX Designer sta attento ad aspetti simili: non è così importante quale sia il font purché sia leggibile; non è così importante il colore di un pulsante purché il contrasto con la Label sia sufficiente. I dettagli sono meno rilevanti rispetto al funzionamento complessivo.

In questo video, ad esempio, ho provato a raccontare cosa vede un UX Designer quando analizza un sito come AirBNB:

Superare i limiti e spiccare il volo

Lo UX Designer è orientato al risultato: si preoccupa che il prodotto sia usabile, accessibile e risponda a dei reali bisogni degli utenti. E padroneggiare il processo di UX “pura” deve essere la tua priorità.

Superato questo scoglio, tutto diventa facile. Perché si arriva alla progettazione delle interfacce.

L’importanza della UI, delle interfacce grafiche

Senza stare a fare troppo gli accademici, la UI può essere considerata una parte del grande insieme UX.

La base del successo di un prodotto è il lavoro svolto dallo UX Designer, senza il quale si è perduti in partenza. Tuttavia, da lì in poi è la User Interface a fare la vera differenza.

Anche le aziende cominciano a percepire l’importanza della User Interface. Da qualche anno si predilige la ricerca di figure ibride UX/UI proprio per evitare di assumere uno UX Designer privo di competenze visive e, soprattutto, di un gusto estetico. Per questo stesso motivo all’estero, dove il mercato UX è florido già da tempo, sono nati diversi corsi di specializzazioni UI rivolti agli UX Designer puri.

Nella UI la “kryptonite” non ha effetto

Non appena si aprono le porte della User Interface, per i progettisti grafici le difficoltà svaniscono.

Perché, ovviamente, un graphic designer sa già usare software di grafica. Se sai già usare i programmi Adobe, imparare a usare software come Sketch o Figma ti richiederà mezza giornata di aggiornamento perché i modi di procedere sono molto simili.

Inoltre, un progettista grafico, conosce già il “disagio creativo”. Nella User Interface torna la famosa soggettività di cui parlavamo prima.

Tutte le volte che uno dei miei studenti non-grafici inizia il modulo UI, scatta il panico! Si aspettano di poter affrontare ogni difficoltà col Problem-Solving, con i test e i sondaggi, ma non è così: nella UI non ci sono equazioni.

Bisogna fare ricerca di ispirazioni visive, sviluppare più prove, metterle a confronto, valutare, cambiare, sentire quale soluzione veicola meglio il messaggio e i valori del prodotto, insomma: è graphic design!

Nelle prossime lezioni e articoli su Grafigata parleremo ancora di Interfacce grafiche ;)

Ricapitolando

Ci siamo addentrati in una questione delicata e sempre aperta: Un graphic designer diventa un migliore UX Designer? E abbiamo scoperto che un grafico avrà meno difficoltà di altri professionisti, a patto di non sottovalutare la complessità metodologica della UX.

Cosa puoi fare, quindi, da graphic designer?

  • Lavora sul tuo ego e impara a fidarti degli utenti: devi progettare per loro.
  • Studia il processo della User Experience. La sola estetica, la sola interfaccia non basta.

Alla prossima,

Matteo.

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