In molti ambiti lavorativi vanno diffondendosi contesti o situazioni in cui cooperazione, team-working e gruppo di lavoro sono diventati delle parole di uso quotidiano e di fondamentale importanza.
Nel settore del design la capacità di lavorare in gruppo è una delle più importanti tra le 4 competenze di un designer.
Il designer infatti ha costante necessità di confrontarsi con altre figure professionali ma anche con amici e colleghi con cui scambiare importanti feedback sui propri lavori. Le situazioni in cui relazionarsi sono molteplici. Per mia fortuna frequentare l’Università mi ha costretto permesso di progettare in gruppo svariate volte. Ho deciso quindi di raccogliere le mie sensazioni e gli insegnamenti che ho raccolto da queste esperienze di gruppo.
Ma innanzitutto cos’è un gruppo? Il dizionario della Treccani definisce il termine come “Un raggruppamento di persone o istituzioni, unite fra loro da ideali o principi comuni o collegati per il raggiungimento di determinati scopi” e questa è una di quelle poche volte in cui una definizione di dizionario rende perfettamente l’idea di una parola. In pratica l’esigenza di lavorare in gruppo nasce quando da soli non ce la si fa.
La pappardella su quanto sia importante lavorare con altre persone l’abbiamo capita, ok! Ma dai su, dimmi un po’ che mizzica hai imparato!
Come dar torto al mio alter ego! Eccovi serviti:
1. Che il team-building è essenziale
La prima cosa che ho imparato è che bisogna lavorare con le persone giuste. E grazie al piffero, mi dirai, ma è proprio da qui che bisogna partire! Escludiamo i casi in cui il gruppo venga imposto; la fase di scelta dei componenti di un team di lavoro è la più importante: esistono particolari tecniche di selezione che rientrano nella macro-definizione di team-building, ovvero la costruzione di un gruppo.
Riassumendo ci sono alcune caratteristiche da ricercare per creare un gruppo affiatato che ti possa far raggiungere obbiettivi importanti:
- la condivisione degli obiettivi di lavoro (perché lavorate? cosa volete ottenere?)
- la collaborazione tra i membri (tutti per uno e uno per tutti no?)
- la presenza di ruoli definiti, non dico che deve esserci un capo, ma ognuno deve avere il proprio compito a seconda delle proprie capacità.
Numerosi studi di psicologia riguardo il lavoro in team sostengono che non sia necessario mettere insieme i migliori o più intelligenti in qualche ambito per formare un gruppo vincente. Affiancare persone che abbiano determinate caratteristiche sociali, (l’avere una mente aperta o l’essere capaci di ascoltare o collaborare) a persone che abbiano le necessarie competenze tecniche, porterà alla creazione di un team vincente.
2. Che i risultati ottenuti migliorano
Ok, una volta che il team di lavoro sia formato, gli obbiettivi prefissati e i ruoli definiti, i possibili risultati si sommano migliorando la qualità.
Che si tratti di voti universitari, possibili guadagni o soddisfazioni personali, insomma, la prestazione si arricchisce. Questo avviene principalmente quando si hanno obbiettivi condivisi ben chiari e definiti.
Ad esempio negli esami universitari che ho sostenuto l’obbiettivo è molto chiaro: creare progetti finali in linea con le indicazioni del professore e della miglior qualità possibile al fine di ottenere un voto positivo. In questo modo, facendo parte dei gruppi giusti, sono riuscito a prendere anche i miei bei 30. E sò soddisfazioni!
3. Che si conoscono meglio le persone (nel bene e nel male)
La comunicazione deve essere aperta, onesta e rispettosa. Le persone devono essere libere di esprimere i propri pensieri, le proprie opinioni e soprattutto le proprie possibili soluzioni al problema. In questo caso il team funziona e il singolo riesce ad apprezzare le personalità degli altri componenti.
Certo, non tutto è rose e fiori e per capire che tipo di persone servano attorno a te ci vuole esperienza che, però, si crea soprattutto sbagliando. Nel corso della mia seppur breve “carriera” ho avuto collaboratori con cui mi sono trovato bene e che rispecchiavano le caratteristiche elencate finora e altri con cui proprio è valso il detto “meglio soli che male accompagnati”.
Diffidate innanzitutto da tutti quelli che sembra abbiano inventato tutto loro e che non siano capaci di accettare le idee altrui. Ma soprattutto da quelli che “ok lo faccio domani”. Il rimandare costantemente è una cosa dannosa per chi lo fa ma anche per chi gli sta attorno, e lo so, anche te lo fai spesso, non mentire! Vabbé, per sta volta non ti dico niente! Facciamo domani. (ops)
4. Che forse litigare può far bene!
O per lo meno fa bene discutere in modo educato e rispettoso. Sta di fatto che alcuni dei progetti meglio riusciti sono stati prodotti da gruppi in cui si finiva anche a litigare per decidere quale fosse la cosa migliore per il progetto stesso.
Tutto sta nel riuscire a mantenere la discussione al di sotto della soglia di sopportabilità. Evitare quindi di insultarsi a vicenda e lanciarsi i computer uno contro l’altro, che non fa bene. Se si rispettano certi limiti allora si riescono a produrre idee geniali che da un confronto più statico non sarebbero mai potute emergere.
Con questo non voglio dire che per essere un gruppo produttivo dobbiate litigare, ma solo che, se dovesse succedere (e succede, tranquilli!) bisogna cercare di convogliare la passione che si mette nella discussione nel concepire idee. Trasformare passione in creatività.
5. Che, in fin dei conti, non è facile
Ma neanche così difficile! Insomma, lo so, quando ti viene bocciata un’idea che a te sembra geniale, quando ti pare di non riuscire a condurre il gruppo verso i migliori risultati, insomma, in tutti i momenti di difficoltà, lavorare in gruppo non è sicuramente facile. Ma sempre meglio che dover affrontare le difficoltà da soli no?
Per rendere più facile lavorare in gruppo ti ricordo ancora che bisogna ascoltarsi, perché la proposta di qualcuno può essere migliore della tua e, visto che si è in gruppo, i meriti alla fine saranno anche i tuoi. Infine ricorda, ogni persona ha le proprie specifiche capacità. Concludo con questa famosa citazione:
“Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido.”
Albert Einstein
E voi? Quali sono le vostre esperienze di gruppo? Siete d’accordo con quello che ho scritto? Fatemelo sapere qui sotto nei commenti, ci tengo!
Lorenzo.
Ciao Lorenzo, Mi è piaciuta moltissimo la citazione di Unapietra. Trovo che la materia sia molto interessante e ci sarebbe molto ancora da scrivere. Io sto predisponendo una idea in ambito turistico e devo essere sincero mi spaventa un po’ proporla ad altre persone in quanto temo che non sarà facile fare passare i concetti del team working: purtroppo dalle mie parti vi è una società impostata sulla forte gelosia e sulla concorrenza. Si tende sempre a vedere gli altri come nemici da superare non come potenziali partner con cui lavorare insieme e con cui confrontarsi e imparare con lo scambio di idee.
Ricordo che tempo fa lessi da qualche parte un aneddoto che suonava più o meno come segue: se due persone hanno una mela ciascuno e se la scambiano alla fine avranno sempre una mela ciascuno. Ma se ciascuno di loro ha una idea e se le scambiano alla fine ciascuno ne avrà 2. Ergo le idee appartengono alla categoria di quelle (poche) cose che lo scambio alla pari moltiplica il risultato per ciascuno. Ma questa mentalità è difficile da far passare se ci si trova immersi in una società individualista come è la nostra oggi giorno.
Ciao Lorenzo, Mi è piaciuta moltissimo la citazione di Unapietra. Trovo che la materia sia molto interessante e ci sarebbe molto ancora da scrivere. Io sto predisponendo una idea in ambito turistico e devo essere sincero mi spaventa un po’ proporla ad altre persone in quanto temo che non sarà facile fare passare i concetti del team working: purtroppo dalle mie parti vi è una società impostata sulla forte gelosia e sulla concorrenza. Si tende sempre a vedere gli altri come nemici da superare non come potenziali partner con cui lavorare insieme e con cui confrontarsi e imparare con lo scambio di idee.
Ricordo che tempo fa lessi da qualche parte un aneddoto che suonava più o meno come segue: se due persone hanno una mela ciascuno e se la scambiano alla fine avranno sempre una mela ciascuno. Ma se ciascuno di loro ha una idea e se le scambiano alla fine ciascuno ne avrà 2. Ergo le idee appartengono alla categoria di quelle (poche) cose che lo scambio alla pari moltiplica il risultato per ciascuno. Ma questa mentalità è difficile da far passare se ci si trova immersi in una società individualista come è la nostra oggi giorno.