In uno degli ultimi articoli, vi ho parlato delle motivazioni che possono portare al cambiamento dell’immagine aziendale, a partire dal logo. Questo processo prende il nome di rebranding, che è sostanzialmente un processo creativo che può portare a cambiamenti epocali (addirittura il nome dell’azienda) o soltanto a piccoli aggiustamenti cromatici o di forma del logo.
Ci sono molti pro e molti contro, nonché molte variabili, nel processo di rebranding, ma c’è un solo modo perché questo processo funzioni: farlo nel modo giusto. Ho scelto così di scrivere questo articolo cercando di stilare una semplice e chiara checklist di azioni per capire come fare rebranding nel modo corretto (ditemi poi se ci sono riuscito!).
Bisogna innanzitutto comprendere che, nella storia di un marchio o di un’azienda il cambiamento è inevitabile. Non nel senso che ogni tot. anni bisogna ricostruire tutto da capo, ma che semplicemente bisogna tenersi aggiornati. E per aggiornarsi a volte bastano minime modifiche.
È più facile, ad esempio, quando si ha un logo così immediato che può essere disegnato sulla sabbia perché rispetto le regole di costruzione di un logo fin dall’inizio.
Ma vediamo allora questa checklist, composta da tre fasi principali, per fare un buon processo di rebrand.
1. Identificare il problema
Il primo step per capire come fare rebranding nel modo giusto è l’individuazione dei problemi che ha l’immagine coordinata dell’azienda. Questa fase si può suddividere in tre momenti di grande importanza.
Essere pronti al cambiamento
Un’azienda, per rivitalizzare la sua immagine e il suo business deve essere capace di cambiare, essendo sempre pronta al cambiamento. La disponibilità a eliminare anche quegli elementi che si ritenevano perfetti ma che invece, allo stato attuale, non funzionano come dovrebbero, o non funzionano proprio, è ciò che fa si che un’azienda sia un’azienda vincente.
Questo è il primo passo. Se non si è pronti al cambiamento, il cambiamento semplicemente non avviene. Si crea una situazione stagnante oppure (e non so cosa sia peggio) si crea un cambiamento negativo.
Parlare con i clienti
Chiedere opinioni, chiedere feedback. Confrontarsi è importante per tutte le persone, figuriamoci per un’azienda, che fa dei clienti affezionati e delle persone che ci lavorano la sua vera forza.
Confrontarsi e parlare con i clienti, nell’epoca dei social network, è talmente facile che, chi non lo fa, a mio parere, è giusto che venga penalizzato dalle sue scelte. In particolare bisogna cercare di capire dalle persone attorno all’azienda quali sono, secondo loro, i problemi della stessa. Che cosa non funziona? Cosa migliorereste? E come? Sono solo alcune delle possibili domande.
Fare ricerche di mercato
Ma il mondo del business è molto complicato. E non basta chiedere opinioni a clienti e lavoratori per decidere quale strada intraprendere. Bisogna capire non solo quale sia il mercato di riferimento, ma anche quali sono i bisogni di questo mercato.
Com’è cambiato il mercato in questi ultimi anni nel mio settore? Il mio prodotto funziona ancora? Queste sono le domande giuste, per fare rebranding nel modo giusto.
2. Esprimere l’identità aziendale
Una volta individuati i problemi dell’azienda e della sua immagine coordinata (a proposito, scopri cos’è) bisogna che l’azienda sia capace di esprimere se stessa, i suoi valori, la sua storia e i suoi obbiettivi. Si possono distinguere in questa fase due momenti importanti a tal proposito.
Creare una storia
Ci sono aziende che fanno della loro tradizione, della loro storia, la punta di diamante della loro intera immagine coordinata. Questa storia può essere di molti tipi. Può essere la storia della famiglia che ha gestito l’azienda, può essere la storia di come l’azienda stessa è nata ed è cambiata ma può anche essere la storia di come il cliente interagisce con l’azienda e con i suoi prodotti.
Le campagne pubblicitarie, veicolo principale per la diffusione dell’immagine aziendale, basano la loro forza e il loro messaggio proprio sulla storia.
Un esempio recentissimo è il rebranding parziale di Costa Crociere per il 2015 in cui ha (giustamente) scelto di mantenere intatti logo e immagine coordinata ma di cambiare layout pubblicitari, font utilizzati e, soprattutto, storia. È stata infatti scelta una storia basata sull’italianità dell’azienda, come si può notare dal nuovo payoff “Il modo italiano di scoprire il mondo”. Qui lo spot, se ti va di vederlo:
Che poi a me le crociere non entusiasmano minimamente, sia chiaro, però trovo che sia un esempio di rebranding basato sulla creazione di una storia davvero efficace, che dici?
Determinare la “mission“
Ovvero il modo in cui l’azienda raggiungerà quello che nel gergo del marketing viene chiamata “vision” ossia lo scenario ideale immaginato all’inizio di un progetto dall’imprenditore.
La mission è la strada da percorrere per raggiungere gli obbiettivi che vengono posti. E, altra cosa importante, gli obbiettivi devono avere alcune caratteristiche importanti: devono essere chiari, possibili, identificabili, misurabili, raggiungibili e controllabili.
3. Agire!
Eh beh, se non si agisce dopo tutte le ricerche e tutte le pianificazioni fatte diventerebbe tutto inutile no?
Identificato il problema e studiata una soluzione non bisogna fare altro che metterla in pratica. Un logo nuovo, una piccola modifica ad esso, un nuovo payoff o un nuovo nome aziendale. Qualunque cosa sia emersa dalle due fasi precedenti va messa poi in atto. Prestando, però, attenzione ad alcune cose.
Procedere in modo graduale
È sempre meglio procedere un passo alla volta con i cambiamenti e non rivoluzionare tutto da un giorno all’altro. Ad esempio si può partire dal comunicare il cambiamento dei font dei documenti ufficiali e così via. Di volta in volta, le reazioni dei clienti e del mercato portano degli importanti feedback che permettono di fare dei piccoli cambiamenti, finché si è in tempo.
È anche compito dei designer o del reparto creativo dell’azienda gestire in modo non traumatico il cambiamento e saperlo fare è una delle cose più importanti per fare rebranding nel modo migliore.
Comunicare in modo efficace
La comunicazione. Secondo voi in un blog incentrato sul graphic design mi sarei mai potuto dimenticare l’aspetto della comunicazione? Eheh assolutamente no! La comunicazione, nel processo creativo del rebrand è tipo la ciliegina sulla torta. Ma, che dico! È quasi un’altra torta sulla torta!
Bisogna comunicare la nuova storia, il nuovo messaggio, coinvolgere i clienti e i lavoratori nei nuovi obbiettivi dell’azienda. Esistono infiniti modi di comunicare, campagne pubblicitarie, video divertenti, canzoni, immagini virali, corporate gift e oggettistica, eccetera.
La cosa importante è mandare un messaggio il più diretto e coerente con lo spirito aziendale possibile, sennò tutta la fatica fatta per fare rebrand sarà stata un inutile spreco di energie, no?
Conclusioni
Per sapere come fare rebranding ovviamente non basta un solo articolo, occorre una grande esperienza, un gran lavoro e un’ottima collaborazione tra tutte le persone all’interno del processo decisionale e creativo. La collaborazione è, infatti, una competenza essenziale per un designer!
Ti lascio con un piccolo pensiero personale. Queste regole per fare rebranding possono essere utilizzate anche nella vita quotidiana e per se stessi: quando qualcosa non va, in un’azienda, in un logo o in noi stessi, bisogna identificare il problema, esprimere se stessi definendo i propri obbiettivi e infine agire! Che dici? Ci sta come ragionamento? Alla fine l’importante è non arrendersi!
Con questa mega-iniezione di paraculaggine positività finale concludo. Fammi sapere cosa ne pensi, e soprattutto se sei d’accordo con questa checklist che ho scritto, nei commenti qui sotto, o contattandomi tramite la pagina dei contatti.
Alla prossima, Lorenzo.
Prima immagine creata da me, seconda immagine di Unique Hotels.
Complimenti per l’articolo Lorenzo, davvero molto interessante e ben scritto da un punto di vista puramente tecnico di marketing.
Troppo spesso il passaggio della ricerca di feedback dai clienti e le ricerche di mercato vengono sottovalutate nella riformulazione del brand, finendo così per dover ritornare sui propri passi nel giro di pochissimo tempo