Il nostro approfondimento sui trends del nuovo anno nel campo graphic design è diventato un appuntamento fisso di Grafigata. Ecco allora che cominciamo anche quest’anno con le nostre considerazioni sulle tendenze per il 2025.
Che, lo diciamo subito, presenta scenari molto aperti. Ci sono, è vero, alcuni fenomeni che pare certo avranno pieno sviluppo nei mesi a venire. Al momento però non si riesce ad intravedere qualcosa che segnerà in modo netto il 2025.
Intanto andiamo ad esplorare quello che di interessante possiamo già anticipare e che molto probabilmente si diffonderà nel mondo della grafica.
Se ti va continua con la lettura, oppure puoi anche guardare il video che ha girato Lorenzo
AI e…
No, non è un gioco di vocali, ma è forse il fenomeno più certo che vedremo consolidarsi nel prossimo futuro. Che ormai moltissimi progetti siano, del tutto o in parte, realizzati attraverso software che sfruttano per diversi passaggi le tecnologie di intelligenza artificiale generativa è più che evidente.
Così tanto che è proprio la normalizzazione di questi strumenti, e dei risultati che producono, lo scenario più probabile nel 2025; si tratta, peraltro, di una tendenza che stiamo già vedendo in atto.
Un esempio? Il sito che Pentagram ha progettato per il governo federale degli Stati Uniti e che puoi consultare all’indirizzo performance.gov. In pratica si tratta di un sito che serve per illustrare e dare la possibilità di consultare i risultati ottenuti dal governo appunto, in questo caso nel corso del 2024.
Questo è un sito che deve presentare moltissime attività di moltissime differenti divisioni: per farlo in modo intuitivo è necessaria un’enorme quantità di elementi grafici, utili a differenziarle e identificarle. Produrli tutti quanti come illustrazioni a sé avrebbe richiesto tempo, budget – che non c’era – ma soprattutto, come fa notare Paula Scher, a capo del progetto, avrebbe comportato la necessità di far approvare questi elementi uno per uno… con i tempi della politica.
Allora un illustratore che fa parte del team incaricato del progetto ha creato un concept di base, da cui è stata ricavata una serie di prompt. Attraverso questi prompt il team di Pentagram incaricato di questo progetto ha programmato Midjourney e ricavato ben 1500 grafiche nello stile desiderato.
Proprio come in questo caso, che pure non ha mancato di sollevare polemiche, è probabile non soltanto che vedremo sempre più progetti in cui l’IA viene utilizzata. Vedremo soprattutto progetti in cui questa tecnologia è solo un pezzo, più o meno grande, del processo.
L’intervento “umano” potrà avvenire in diverse fasi: sia a monte, come nel caso di Pentagram, oppure dopo, con un lavoro grafico, magari a mano libera, sul materiale realizzato con l’intelligenza artificiale generativa.
Human touch
Ok l’intelligenza artificiale, ma vuoi mettere quella bella sensazione di qualità delle cose “fatte a mano”?
Anche stavolta, non ti sto rifilando un luogo comune o il pensiero di qualche persona nostalgica, ma si tratta proprio di uno dei trends che sicuramente vedremo moltissimo nel graphic design del 2025, e che in parte è già stato anticipato da alcuni progetti del 2024.
E che solo superficialmente è in contrasto con il primo. Se infatti diventa sempre più facile, quindi poco costoso, produrre contenuti con l’intelligenza artificiale, tutto ciò che vuole trasmettere una sensazione di lusso, esclusività, avanguardia, dovrà per forza di cose allontanarsi il più possibile da quei risultati.
Ecco allora che si vede un fortissimo ritorno di tutto quanto è (o sembra) “fatto a mano”, persino analogico.
Dallo stile della fotografia, che deve ricordare gli scatti su pellicola, agli elementi grafici scarabocchiati, alle forme organiche, usate anche per la progettazione di font, all’effetto collage, allo stile fanzine.
Fino al recupero di prodotti a stampa che si caratterizzano per textures quasi impossibili da imitare con strumenti digitali, o che evocano il mondo della grafica pre-digitale, come quelli che si ottengono con le stampanti risograph.
Un esempio di questa tendenza? La campagna per promuovere la Amsterdam Museum Night, che gioca col concetto di tempo e con un’estetica super-analogica.
Messo per iscritto
Un po’ si lega alla tendenza di prima, e potrebbe essere un campo davvero molto interessante da esplorare.
Ti spiego subito: una delle cose che l’intelligenza artificiale fa, almeno per ora, molto male, sono le scritte. Cioè fa molta fatica ad inserire parti di testo dentro output grafici e visivi. Anche in questo sta migliorando, ma siamo ancora lontanissimi da un risultato accettabile.
Quindi, anche in questo caso, vale quello che abbiamo detto prima: se un progetto deve avere un carattere di ricerca, poco mainstream, allora deve usare un linguaggio che i programmi di intelligenza artificiale non riescono a riprodurre.
Per questo non soltanto stiamo vedendo che ha sempre più importanza il lettering. È ormai il testo stesso, o i contenuti di dati e informazioni che il testo veicola, a fare da ossatura per le scelte di design.
Tra chi ha cominciato da un po’ a esplorare questa strada, con risultati davvero interessanti, c’è l’agenzia svedese Bedow, che si occupa molto di packaging.
Nel loro lavoro per Bimmi hanno utilizzato i caratteri battuti dalla macchina da scrivere come modulo base di tutta l’identità visiva. Invece nelle etichette delle bottiglie di Swee Kombucha sono gli ingredienti, con i loro colori distintivi e le loro percentuali, a definire l’aspetto visivo che distingue ogni prodotto.
Minimalismo massimalista | Massimalismo minimale
Sembra uno scioglilingua; indica un fenomeno per cui puoi trovare diverse altre definizioni, ma tutte un po’ arzigogolate.
Cerchiamo di chiarire: da diversi anni il gusto dominante, anche nei trends del graphic design, va nella direzione del massimalismo. Si tratta di un andamento ciclico, che segue un lunghissimo periodo di stra-dominio del minimalismo.
Eppure il massimalismo sembra aver raggiunto la cima della sua parabola ascendente; forse persino cominciato la discesa.
Non ti sto dicendo che sta tornando il minimalismo, almeno non ancora. Ma che si intravede un approccio “minimale” al massimalismo.
Cosa significa in concreto: layout semplici, font di grandissimo impatto, colori super-vivaci, persino acidi.
Un paio di esempi davvero perfetti? La campagna di quest’estate di Nike, Winning Isn’t for Everyone, oppure il packaging per la linea di skincare Blum.
Giocare è una cosa seria
Di questo trend ti abbiamo già dato qualche anticipazione nella grafi-newsletter (come? che dici? non la ricevi perché non hai mai fatto l’iscrizione … questo è piuttosto grave 😜, rimedia subito cliccando qui).
Sarà che l’anno appena passato è stato davvero pesante sotto molti punti di vista, sarà che una narrazione troppo seriosa per i brand non funziona più, perché le persone hanno spesso perso fiducia. Fatto sta che c’è voglia di tornare a un design più giocoso, come si faceva in epoche eroiche di questa disciplina.
Ecco allora che, per presentare il suo nuovo (e bellissimo) font serif Otto Dinamo Typefaces sceglie di realizzare un intero libro illustrato, che sembra per bambini, ma dell’editoria per l’infanzia riprende solo la cura dei dettagli e, appunto, lo spirito divertito.
Mentre Squarespace mette a disposizione di chi lo utilizza un template progettato da Martyna Makes, che si chiama Visual smiles. Ed è tutto basato su illustrazioni, che prendono il posto delle foto, elementi grafici effetto “disegno a mano libera”, colori brillanti, call to action sorprendenti, sfondi con animazioni. Insomma tutto quello che serve per far spuntare un sorriso a ogni scroll.
Ancora il passato
Chiudiamo con uno dei trends che dura da più tempo nel graphic design degli ultimi anni, e che non accenna ad essere superato; almeno non ancora nel 2025.
Puoi chiamarlo retro-futurismo, puoi chiamarlo revival. Fatto sta che la citazione di modelli estetici dei decenni passati, a cui si aggiunge un tocco di gusto contemporaneo, o meglio che evoca scenari futuri, continua ad essere un linguaggio tra i più presenti e apprezzati nel graphic design.
E dal momento che si sono saccheggiate ormai tutte le epoche, dagli anni ‘60 fino ai primi anni 2000, non stupisce che i riferimenti siano a fenomeni sempre più di nicchia.
Ad esempio alla grafica del periodo e del movimento Punk, con tutto quello che questo comporta in termini di spregiudicato uso del colore, enfasi sulle imperfezioni e su quanto è intervento a mano ed estemporaneo.
Conclusioni
Come hai visto qualcuno di questi trends apre delle prospettive interessanti sul 2025 per il graphic design. Altri confermano un quadro che già esiste, o comunque fenomeni che si evolvono secondo una direzione piuttosto prevedibile.
Manca, in effetti, un elemento di totale novità. E questo stallo potrebbe riflettere una situazione del mercato piuttosto incerta. Oppure, potrebbe solo essere un difetto di prospettiva: una grandissima novità potrebbe essere imminente, ma, al momento, fuori dai radar.
Pensi che abbiamo trascurato qualcosa? C’è qualcuno di questi trends che ti sembra particolarmente interessante? Scrivilo nei commenti, così possiamo confrontare i punti di vista. Io per il momento ti saluto
alla prossima!